Inter, ma ‘ndo vai se un’idea non ce l’hai

A leggere i giornali sull’Inter c’è da sognare, un’intera formazione planetaria è pronta a essere acquistata, oggi Berardi, domani Messi, dopodomani il mondo intero. Ma qualcosa non quadra.

Ma ‘ndo vai se un’idea non ce l’hai?

Tutto bello e tutto pronto, Suning ha i quattrini, i procuratori consegnano giocatori come regali (costosi), la dirigenza è contenta, l’allenatore gode e i tifosi sognano.

Di questa frase si salvano solo i tifosi, anche col Napoli San Siro sarà gremito, loro ci sono sempre, nel bene e nel male, e ingoiano ogni anno bocconi amari fatti di trionfi altrui, chiedendosi che ne sarà del domani.

Ad oggi, l’Inter non ha un allenatore per il futuro (l’ultima volta che si è vissuta una simile incertezza è stata nel post Mourinho, con disastrosa scelta Gasp), non ha perciò un modulo di gioco da cui partire ed eventualmente non sa se chi verrà ceduto (Banega, Perisic) potrebbe essere tra i giocatori desiderati dal nuovo mister.

Ad oggi, Suning striglia Inter e Jiangsu, ritiro a pane e acqua, sarebbe cosa buona e giusta togliere anche la corrente elettrica, zero iphone, zero playstation. Troppo duri?

Ma vi siete visti?

Confusione totale in campo, suicidi tattici vari, ma la colpa di chi è?

Prendete ad esempio un ciclista che si allena in palestra durante l’inverno, fisico scolpito, pronto a spaccare il mondo, ma sale in bici, non controlla la pressione delle gomme, ignora la catena usurata e i freni che toccano i cerchi, il sellino è scomodo, il manubrio è storto, in pratica puoi essere fisicamente fortissimo ma hai un mezzo che non serve a niente, ma ‘ndo vai?

Suning è come l’atleta, ha mezzi illimitati, ma ignora che in dirigenza nessuno comanda e se ci sono brutte figure in tanti si nascondono. Sanno, ma non capiscono come risolvere, che tra squadra, dirigenza e allenatore ci sono tre pianeti diversi.

11 giocatori brancolano nel buio, il capitano ha appena 24 anni e se alza la voce sbaglia i toni o fa casino per conto suo, non è comunque considerato come il predecessore che aveva il numero 4 e correva come un matto.

L’allenatore ha avuto coraggio, ha preso una squadra depressa e mentalmente spenta, finché il calcio nel sedere ha dato i suoi frutti i bimbi si son fatti forti e hanno vinto, poi il dolore è cessato e si è ritornato a far tutto come pare a loro.

In dirigenza non è che si sta meglio. Esiste chi ha avuto un recente adeguamento contrattuale per altri tre anni ma che, guarda caso, spesso è stato criticato da chi i colori nerazzurri li ha tatuati sulla pelle e che non ha mai avuto paura di dir la propria, tipo quel numero 23 del Triplete.

Tra presidenti poi è l’apice. C’è zio Erick che ha fatto tre cose in vita, prendere l’Inter tramortita da debiti, come uno squalo che fa sua la preda, dire che il suo giocatore preferito è Nicola Ventola e scegliere Frank de Boer come allenatore.

Bene, bravo, bis.

Ma ‘ndo vai?

E ora che si fa? Si corteggiano allenatori a suon di quattrini e causa povertà culturale della Serie A chi vien da fuori dimentica che spesso si facevano spallate per guidare l’Inter. Spallate, non Spalletti.

Dunque, mentre i dvd del Triplete son sempre più vecchi e noi che quel 22 maggio 2010 diventiamo vecchi raccontando ai bimbi la favola della buonanotte: “Dormi piccino, ma ascolta prima la storia del Mago di Setubal”, la domanda è: ma un’idea reale di cosa sarà dell’Inter l’avete?

Nel frattempo ci godiamo i 50 giocatori che Suning acquisterà in estate e leggeremo domani sui giornali.

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