Inter Udinese 5-2 chiude il campionato nerazzurro nel migliore dei modi. Ma anche nel peggiore. Perché l’ottima prestazione di San Siro, arrivata dopo quella dell’Olimpico, ha fatto anche pensare ad una squadra svegliatasi troppo tardi, a risultato ormai svanito.
INTER UDINESE E LAZIO-INTER, LA SVEGLIA SUONA TARDI
Riavvolgiamo il nastro di una settimana: Milan-Bologna 3-0, rossoneri in Europa, Inter fuori. Molti tifosi interisti hanno vissuto questi ultimi 180 minuti quasi con la voglia che le due partite non si disputassero. Eppure, incollati davanti ai televisori, hanno assistito a due belle partite che, arrivate nel momento più inutile della stagione, fanno perfino arrabbiare i migliori sostenitori. Prima della sfida dell’Olimpico, i nerazzurri avevano ottenuto solo 2 punti in 8 giornate, con cinque sconfitte di fila che hanno compromesso la Champions League e l’Europa League. In quei due mesi, si è visto di tutto. Scarso attaccamento alla maglia, impossibilità di reagire, tutto quello che non si dovrebbe vedere in campo.
Due mesi dopo, nel giro di una settimana, l’Inter realizza una settimana che, estrapolata dal contesto di classifica, parlerebbe quasi di una squadra campione d’Europa. 180 minuti, 8 gol fatti e 2 subiti. La domanda, a questo punto, è lecita. Perché non tirare fuori gli attributi nel momento del bisogno, invece di cacciare la grinta soltanto a campionato virtualmente finito? Una dimostrazione innegabile di incoerenza psicologica, oltre che comportamentale. Partite in cui sono stati messi in dubbio impegno, orgoglio e dignità calcistica e sportiva. Eppure, con Eder, Brozovic, Santon e via discorrendo, tutto ciò è stato messo da parte. La dimostrazione perfetta che a scendere in campo deve essere chi ha voglia di impegnarsi. Tutta un’altra musica rispetto alle prestazioni con Genoa, Sassuolo, Firenze, Crotone, Sampdoria e chi più ne ha più ne metta.
LAVORARE SULLA PSICOLOGIA PER COSTRUIRE UNA GRANDE SQUADRA
Per chi non se ne fosse ancora accorto, il problema è sempre stato psicologico. La rosa nerazzurra non è inferiore di 15 punti a Napoli e Roma. Cosa ha davvero fatto la differenza è stata la continuità dal punto di vista mentale. Ad una vittoria con l’Empoli deve seguire una buona prestazione con le grandi squadre, magari con un ottimo risultato. Perché non può essere che nello stesso anno si veda un’Inter-Juventus 2-1 e un Fiorentina-Inter 5-4 con i viola sul 5-2 in 15 minuti.
Al prossimo allenatore (Spalletti?), la dirigenza dovrà chiedere di forgiare una nuova squadra. E non solo dal punto di vista dell’organico, con dei giusti cambi in rosa. Ma anche una squadra consapevole che ogni partita duri 90 minuti e che va affrontata con la stessa intensità, indifferentemente dall’avversario. Solo così si potrà costruire un’Inter competitiva e vincente.