RILEGGI LIVE Conferenza Stampa d’addio di Spalletti: “Da oggi sono libero e valuterò i progetti che mi verranno proposti”

Conferenza Stampa d’addio alla Roma di Spalletti. Il tecnico toscano saluta i giallorossi e si prepara ad approdare in nerazzurro. SpazioInter.it propone la diretta testuale dell’evento.

ECCO LE DICHIARAZIONI DI SPALLETTI

 

Spalletti apre rispondendo alle parole al miele di Monchi, che si è augurato di poter lavorare ancora con lui in futuro

Sono state parole bellissime, avendolo conosciuto e avendo avuto a che fare con lui per la sua qualità di persona sarà un rimpianto non poter continuare a lavorare insieme a lui. C’è bisogno di punti di riferimento, di persone forti, con una professionalità spiccata nel confronto con gli addetti ai lavori. Monchi ha queste peculiarità e sono convinto che riuscirà a compattare tutte le risorse della Roma, a migliorare dove non sono riuscito io. Se si riesce a compattarle tutte, sarà una Roma fortissima. Grazie, direttore.

Che voto dà alla vostra stagione?
Mi sono fatto due appunti, è meglio andare per ordine. In primis devo ringraziare le persone che ho avuto vicino. Il primo pensiero va al dietro le quinte, a chi mi ha dato una mano importante, a chi arriva prima per lavorare, per facilitare anche il nostro di lavoro. Si è parlato di una squadra non visibile, ha un’importanza maggiore perché senza il loro contributo sarebbe stato difficile per me, un po’ disordinato, ritrovare le cose a posto come mi hanno messo sempre. Parlo dei ragazzi in cucina, delle donne delle pulizie, di quelle persone che viaggiano a fari spenti per i corridoi di Trigoria e che, come ho detto prima, ci fanno trovare a posto le cose che noi rovesciamo. Poi i calciatori, la società, il mio staff, tutti gli staff che ci sono. Oltre ai calciatori ci sono tantissimi grandi professionisti. Grazie a loro ora si lascia una Roma sicuramente forte, sicura dei propri mezzi.

Detto questo un voto alla stagione? Non devo dare un voto, il voto dovete darlo voi, dovete valutare se abbiamo vinto, se abbiamo perso, se è corretto il risultato che abbiamo avuto, se potevamo fare di più, non voglio entrare in merito. Voglio solo dire che ho lavorato in modo profondo, serio, cercando di fare il bene della Roma. È chiaro che ho il mio metodo e mi fido di questo, per cui ho tentato di metterlo in pratica. Nei vari passaggi siamo arrivati a questo punto. Ognuno gli dia il valore che vuole, l’importanza che vuole, io ho gioito e sofferto molto.

Ci sono tre momenti che porta con sé di questi 18 mesi?
La fotografia migliore è la serietà del gruppo, di come mi sono venuti davanti tutte le mattine che abbiamo programmato il lavoro giornaliero. È il passaporto per fare un buon campionato, il biglietto per andare a confrontarsi a testa alta con chiunque, se non lavori in modo corretto arrivare la domenica e fare buoni risultati è impossibile. Il lavoro dei ragazzi e quei risultati che hanno fatto la differenza attraverso gli episodi, nel bene e nel male, come sempre nel calcio, questi sono i ricordi che mi tengo nel cuore.

Un anno e mezzo di risalita fino alla Champions League diretta. Come allenatore, come uomo, qual è l’elemento che rimarrà dentro di lei, che la renderà più fiero?
Io devo sempre passare attraverso la qualità di un modo di lavorare, far rendere conto ai giocatori di quale sia il nostro obiettivo. Se non c’è disponibilità a buttare dentro quelle qualità per confrontarsi con grandi squadre diventa difficile. Anche in Russia seguivo sempre la Roma. Abbiamo lavorato correttamente e seriamente, poi in questo lavoro ci sono passaggi e risultati fondamentali. La cosa più importante è che lasciamo una Roma forte, una squadra che ha delle individualità importanti e si è comportata quasi totalmente da collettivo. Si poteva fare meglio come collettivo, come obiettivo di tutti. Lì non ci sono riuscito, non abbiamo remato tutti dalla stessa parte, le potenzialità di questa squadra sono importanti, ma non le abbiamo espresse al massimo. Ripartendo da domenica, dove per certi versi una festa per altri un addio per il saluto del grandissimo fenomeno che è Totti. Lì si è rivisto rinascere qualcosa, come una bella donna che ha in grembo qualcosa che può nascere e che da quel sostegno per tutti. Mi dispiace lasciare questo ambiente così bello, ma è necessario.

Cosa non rifarebbe? Qual è l’errore che rimpiange?
Probabilmente di errori ne ho fatti, ma mi sono comportato con coerenza. A volte ho detto cose forti, ma serviva che le dicessi. Qualcuno può dire che le dichiarazioni non facevano bene al gruppo, ma se fosse stato dentro avrebbe capito che era corretto in quel momento, che era necessario. I fischi di domenica li ho sentiti e presentiti, li avevo percepiti prima e non vengono da una mia coscienza, ma la coscienza di qualcuno che ha creato guerra tra me e Totti. Una guerra che non esiste. Non me li merito, per come sono fatto e per come ho lavorato. Questa potrebbe essere una difficoltà con la Roma futura. Ora chi ha creato una divisione, lo faccia al contrario perché c’è un Totti in meno. La partita è stata un po’ folle, anche per l’addio di Francesco, per tutte le persone che hanno partecipato e hanno fatto vedere l’amore per la Roma senza barriere. Spero che questa sia la linea che poi ci compatta tutti e che la Roma possa fare risultati migliori senza di me e senza l’astio verso di me. Io sono amico di Francesco e le scelte che ho fatto hanno fatto male anche a me, ma le ho fatte per il bene della squadra.

Vai via perché più del secondo posto non si può fare qui?

Gli allenatori vanno e vengono, l’ho già spiegato. Non c’è un risultato solo che determina il tutto. Posso essere un maledetto, ma sono una persona per bene e faccio le cose fatte per bene per quello che è il valore del lavoro. Sono 20 anni che faccio questo lavoro e mi fido di me, non ascolto chi mi vuole suggerire qualcosa sapendo che mi suggerisce l’inganno per la Roma. Faccio le cose per il bene della Roma, decidete come volete. I miei obiettivi sono sempre stati quelli di fare più risultati possibili per la Roma.

Perché si interrompe il rapporto con la Roma?
“Mi dispiace questa divisione, secondo me non ho sbagliato niente, però vedo che ci sono tante persone che domenica mi hanno fischiato e non mi sono piaciuti, mi hanno fatto male. Perché non me li merito e se quelle persone fossero entrate nella mia testa anche solo per un minuto, sono convinto non mi avrebbero fischiato.

Cosa manca per vincere ai giallorossi?

Questo è il limite di questo sport. Pensavo di avere delle qualità nella squadra, coi direttori precedenti abbiamo cercato di allestire una squadra, ma non ci siamo solo noi, ci sono anche gli altri. La Juve ha meritato di vincere, poi c’erano altre possibilità per vincere ma le abbiamo fallite. Ieri con Lo Monaco abbiamo parlato della squadra che si è allungata. Lo scorso anno assomigliavamo molto al Napoli con Pjanic e Keita. Poi ho fatto una scelta diversa e ci siamo allungati. Dzeko ha fatto tantissimi gol e se si pensa che lo abbiamo messo in discussione perché in alcune partite è sembrato al di sotto, immaginiamoci le potenzialità che ha in futuro. Lui è un ragazzo sensibile, se segna Totti o un altro che ci piace si scrive che Dzeko vuole andare via, a lui questo disturba, ne risente. La Roma è una squadra forte con altre squadre forti intorno; Milan, Inter, Juve, Roma e Napoli tutte pretendenti a vincere. Se si fa lavorare Monchi per bene, darà un contributo maggiore a questa squadra, con la voglia sua e di Pallotta. La Roma può sempre vincere.

Si è sentito lasciato solo dalla società?
Non voglio parlare di questi pettegolezzi.

Ha detto che non tutti hanno remato dalla stessa parte, ad esempio chi?
Ho parlato della coscienza mia e degli altri. Io penso che Francesco sia un grandissimo calciatore che lascia un vuoto difficilmente colmabile. Ma se non ci si compatta, diventa dura. Lui avrà un ruolo importante, ma bisognerà ancor di più fare gruppo e stare uniti e vicini. L’esaltazione di un singolo disturba anche l’elemento stesso, lui non lo ha subito perché è stato forte anche dentro questa esaltazione assoluta. Si è preso comunque le responsabilità, ma poi oscura gli altri e se io difendo gli altri per voi è come andare contro di lui, ma non è così. Non ci sono riuscito e ho fallito nella cosa più importante, la Roma ha potenzialità e la prima cosa che volevo fare è riuscire a compattarli per lo stesso obiettivo. Non ci sono riuscito.

Non le dispiace essere ricordato come il nemico di Totti? Senza i fischi sarebbe rimasto alla Roma?
Spero che ci sia qualcuno che comprenda la scelta che in alcuni momenti ho fatto. Ci sono dei dati tecnici a stare di qua che diventano fondamentali per fare delle scelte. Quando sono arrivato la Roma era in difficoltà di gioco, non c’erano leader, non sembrava esserci un’uscita veloce e ho dovuto prendere delle decisioni che poi hanno portato a un percorso dove probabilmente Francesco è stato tra quelli che ho ringraziato di più, avendolo penalizzato. Ma vorrei non me ne volesse,  lui ha giocato poco ma la Roma ha fatto il record di punti. I fischi partono da quando sono arrivato. Non cambia nulla, la gente la incontro, fuori dal cancello di casa. Lo sapete bene che funziona così. Io continuerò a dire sempre le stesse cose e con Totti diventerò amico, anzi ora che si renderà conto che è altrettanto bello il dopo, diventeremo stretti amici e chissà che poi una volta racconteremo le cose insieme e anche lui ammetta che questo fatto dell’esaltazione assoluta diventa un io e si perde di vista il noi. Si toglie il noi alla squadra. Per lui siamo stati tutti un po’ più disponibili verso gli altri. I calciatori non sono tutti uguali, guardo quello che arriva prima, quello che si impegna di più. Voi non so se le avete guardate tutte. Io spero che continui, se ero io il problema. Non sono stato io farlo smettere, ha smesso da solo, anche l’età che ha secondo me gli impone di smettere. L’avrò fatto smettere o giocare un anno in più?

Quello che è andato male sono state le due coppe. Lei lo aveva previsto, perché non è riuscito a evitarlo?
Non sono riuscito a lavorare bene con la squadra, per impedire di perdere quelle partite. Dopo il derby perso, si andava dietro all’idea collettiva che il Napoli avesse un calendario migliore del nostro e dentro gli spogliatoi si percepiva questo timore. Lì si è lavorato bene, dopo il derby eravamo a San Siro e in quel momento ho commesso degli errori che poi hanno limitato la squadra.

Quando ha pensato di chiudere con la Roma?
Non c’è stato un momento specifico, è maturato nel tempo. Dici delle cose e poi devi mantenerle, da persona schifosa ma per bene le mantengo. Esprimi delle idee che ti devono venire da dentro per avere un buon rapporto, e io ho un rapporto bellissimo per cui pensavo di stimolare ancora di più i giocatori perché pensavo di vincere. L’ho detto quindi, poi non si può tornare indietro. Anche io vengo presto a lavorare la mattina, vado via tardi, a volte mi diverto in palestra con i collaboratori. Stare insieme allo staff è un motivo per ascoltare, qualcosa di importante viene sempre fuori. Stavo lunghe giornate a Trigoria. Step dopo step si matura una scelta del genere. Domenica c’è stata una follia positiva che ha coinvolto tutti, l’ho filmato e lo terrò con me.

 

Lascia una squadra in Champions e diventa un candidato dell’Inter, cosa deve pensare il tifoso se lei preferisce andare in una squadra che non fa Europa League? E cosa deve pensare Di Francesco?
Ah ma Di Francesco è ufficiale? Questa era una trappola? Io sono libero e faccio quello che voglio da oggi, parlo con chi voglio. Fino ad ora non avevo parlato con nessuno, mi interessava finire bene, Monchi lo sa che è così. Poi l’idea che si fa la gente sulle mie scelte non lo so. Ognuno reagisce come vuole e ciò che viene detto non è che mi disturba molto. Non mi interessa e non lo voglio nemmeno sapere. Io da qui in avanti parlo con quelli che vorranno fare uso della mia persona come allenatore. Organizzo con chi mi propone qualcosa e se mi piace quello che mi viene proposto bene, se non mi piace niente.

Pensi che Di Francesco sia l’uomo giusto?
“Spero che sia uno tra Montella e Di Francesco il prossimo l’allenatore della Roma, perché conoscono l’ambiente. Io dalla società ho ricevuto tutto quello che bisogna ricevere. Pallotta nel suo modo di essere presidente, ha fatto vedere di voler investire. Vuole fare lo stadio per la Roma e si mette in dubbio che lo faccia per interessi suoi? Mannaggia… facciamo sto stadio che poi diventa tutto più facile per la Roma e per il movimento calcio, è quella la chiave per migliorare in tutti gli aspetti. C’è una citazione di un cantautore romano importante che ha scritto sulla tomba: non escludo il ritorno, mi garba questa cosa qui…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gestione cookie