Ben 4 allenatori si sono succeduti in panchina quest’anno. Tre esoneri, troppi, e non sempre per colpa dei CT. Ecco il nostro Pagellone Allenatori.
PAGELLONE ALLENATORI – ROBERTO MANCINI: N.C.
Che voto si potrebbe mai dare ad un tecnico che è stato mandato via sul più bello? Una tournée che sicuramente poteva andare meglio, finita con una “risoluzione consensuale del contratto”. Il mister si era occupato dell’intera preparazione, cercando di ripetere la stagione precedente positiva, va detto, conclusa al 4 posto, e dopo aver lottato per il primo posto durante il girone d’andata; è stato persino sfiorato il titolo di Campione d’inverno, assegnato poi al Napoli, prima di una storia già scritta, con l’incredibile rimonta bianconera e la vittoria del quinto scudetto consecutivo. Dopo aver portato l’Inter quasi ai livelli di un tempo, perché non dargli fiducia la stagione dopo? E invece Ausilio & Co. hanno ben pensato di cambiare decisamente rotta ad inizio agosto, poche settimane prima dell’inizio del campionato. Risultati? Conseguenze? Tutto negativo. Non classificato.
FRANK DE BOER: 4
Un personaggio totalmente estraneo al mondo calcistico italiano, trovatosi lì quasi per caso. Ricevuta la chiamata non si sarà di certo dispiaciuto, consapevole della storia che l’Inter si porta dietro da sempre. Gli viene affidata la squadra a due settimane prima dell’inizio del campionato. Ebbene sì, due settimane. Può un allenatore riuscire a dare la sua impronta in così poco tempo? C’ha provato, ma inutilmente. Certo è che, avendo giocato sempre col 4-3-3, risulta un po’ insensata la scelta di schierare a Verona il 3-5-2 nella prima giornata.
Lo stesso tecnico olandese ha affermato che era impossibile fare prove, si giocava sempre; tra campionato, Europa League e pause nazionali, De Boer ha avuto poco modo di realizzare propriamente il suo calcio. Forse i risultati sarebbero stati gli stessi, ma chissà. Resta da elogiare la prestazione in casa contro la Juventus, la migliore della stagione nerazzurra. Se solo avessero giocato sempre così. Bocciato.
STEFANO VECCHI: 6
In ordine cronologico va posto lui ora. Succeduto a De Boer e a Pioli, ha fatto il suo. Allenatore della Primavera, giovane, carico sotto un certo punto di vista, consapevole però che la sua esperienza non sarebbe stata affatto duratura. In entrambi i casi, gli è stata affidata la panchina temporaneamente. Nel primo caso, in attesa di un profilo più adeguato, per provare a dare un senso alla stagione; nel secondo caso, per terminare degnamente il campionato, ma già certo che non sarebbe stato in alcun modo confermato per l’anno prossimo. Questo aspetto avrebbe potuto demotivarlo, ma è riuscito invece a lavorare bene e con umiltà, pensando partita dopo partita e ad aggiustare un minimo l’ambiente e il morale danneggiato dalle esperienze e dai risultati precedenti. Piena sufficienza.
STEFANO PIOLI: 5.5
Veniamo ora al capitolo finale ma più ricco del Pagellone Allenatori. Un allenatore italiano, esperto del nostro campionato, insomma apparentemente una scelta giusta da parte della società nerazzurra. Così è stato. Una stagione completamente ribaltata. Spesso si dice: “Quando c’è la testa, ci sono anche i piedi. Ma quando la testa non c’è, non ci si può far nulla“. Questa massima del mondo del calcio rappresenta a pieno l’esperienza nerazzurra di Pioli. Un inizio travolgente, sembrava che tutto andasse per il verso giusto. Una serie di vittorie consecutive che l’Inter non viveva da tantissimo. La Champions non sembrava essere più un miraggio, ma lo è (ri)diventata in seguito. Il pareggio di Torino toglie tutte le certezze fino ad allora acquisite dai nerazzurri. D’un tratto la spina si stacca, la testa non c’è più, e si arriva quasi al record di non vittorie nella storia nerazzurra. Pioli non è riuscito a non far spegnere l’entusiasmo che ha caratterizzato i suoi giocatori fino allo stop in casa dei granata. I match contro le squadre blasonate non hanno mai visto i 3 punti conquistati dai nerazzurri. Anzi, solo sconfitte, contro Juventus, Roma e Napoli. Vittorie su vittorie, e poco dopo sconfitte su sconfitte. Aurea mediocritas.