Alexandre Pato ha raccolto meno di quanto sperasse in carriera. Infortuni e discontinuità ne hanno tarpato le ali, lui che arrivato al Milan come baby fenomeno è stato costretto ad un girovagare che attualmente l’ha portato in Cina, al Tianjin di Cannavaro, con l’Italia nel cuore.
A La Gazzetta dello Sport il Papero si racconta, dal buio degli infortuni milanesi alla rinascita cinese. “Tutti pensano che in Cina sia facile – dice Pato – invece devi imparare tante cose. Però al contrario dell’Europa qui ti danno libertà e tempo. Ho fatto 7 gol in 14 partite, una doppietta e una rete nel derby. Ora siamo sesti e ai quarti di Coppa di Cina“.
Pato e l’Italia: “Berlusconi per due volte ha cercato di trattenermi. La prima nel gennaio 2012: non andare al Psg non fu una mia scelta. Barbara (Berlusconi, ndr) mi disse che suo padre voleva parlarmi, il presidente mi chiamò
mentre facevo colazione e mi disse: “Tu non andrai via, sei il nostro simbolo. Ho rispettato la sua volontà ma continuavo ad avere problemi fisici e la preparazione in Brasile mi cambiò tutto”.
“Sono innamorato dell’Italia: oggi sto bene qui in Cina e sono felice di contribuire a questo progetto di sviluppo del calcio, in futuro chissà“. Sul chissà la domanda sorge spontanea per Pato, direbbe si all’Inter? “Perché no, sono un professionista”.
Fonte foto in evidenza: profilo Instagram Cannavaro
This post was last modified on 26 Giugno 2017 - 09:50