Condò parla del fallimento post 2010 e su Spalletti e i giocatori dice che…

Il giornalista Paolo Condò ha rilasciato una lunghissima intervista sull’Inter e sui fallimenti post triplete. Ha anche analizzato vari personaggi trai quali Mou, Spalletti e De Boer, Ecco le sue parole.

2010 OLTRE LE PROPRIE FORZE

Sul 2010 l’analisi di Condò è lucidissima. Eccola: “Secondo me l’Inter nel 2010 ha fatto un risultato strepitoso probabilmente superiore alle sue forze. Fatalmente quando arrivi ad ottenere risultati così impressionanti ti dici “Noi valiamo questo” e verosimilmente l’Inter in quel momento valeva qualcosa di meno. Qui c’è la grande opera di Mourinho, che in questo è un mago assoluto: aveva fatto sì che la squadra valesse più della somma delle sue individualità. La perdita immediata di Mourinho è stata l’inizio di questo declino, è stato come perdere il lievito per la pizza, cioè l’ingrediente che trasforma la pizza in pizza. In quel momento i picchi di rendimento sono spariti e tornati a livelli normali”.

CONDO’: “SBAGLIATO CEDERE”

Per Condò una delle ragioni del fallimento post triplete sono state le cessioni di alcuni elementi: “Io non avrei mai ceduto Sneijder o uno come Eto’o, anche se probabilmente erano lì a chiedere più soldi. Oppure guardate Coutinho cosa è diventato oggi, sarebbe stato molto utile all’Inter attuale. Ecco all’Inter post triplete posso attribuire una frase che Gary Neville aveva detto a proposito del Manchester United: guardare la rosa dell’Inter in questi anni è come andare ad una cena ormai terminata e osservare gli avanzi rimasti sulla tavola. Solo che trovi avanzi di carne, avanzi di branzino, avanzi di sushi e ti chiedi: “Ma che diamine di cena era questa?!?!? Cioè, che cosa hanno mangiato questi???”. Ecco, era un patchwork di diversi tipi di calcio e diversi tipi di formazione”.

I RETROSCENA DEL “NON SONO UN PIRLA”

Condò svela i retroscena di una delle più famose conferenze stampa di Josè Mourinho. Eccolo: “Era andato all’ambasciata italiana a Lisbona, dopo che sapeva già che sarebbe diventato allenatore dell’Inter, vale a dire tre mesi prima circa. Per chiedere un professore di italiano disponibile a tenere dei corsi intensivi. E così è arrivato questo professore che gli ha fatto questo corso intensivo. All’ultimo giorno, al momento di salutarsi, Mou gli chiede: “Dimmi una cosa in milanese che mi possa permettere di fare una figura scioccante alla prima conferenza stampa”. Il professore gli disse così che la parola milanese per eccellenza è “pirla”. Gli disse quindi: “Prova un po’ tu a vedere come la puoi utilizzare”. Lui la utilizzò in quella maniera assolutamente straordinaria. Ecco quindi la grandezza del professionista che non pensa solo al campo. Il professionista Mourinho si preoccupa di imparare una parolaccia dialettale del posto dove sta andando a lavorare, che gli permetta di fare subito una gran figura, che è quella che lui fece. Perché il giorno dopo, se tu ti vai a rivedere tutti i giornali, “Non sono un pirla” è il titolo di ogni testata, e tutti quanti ce la ricordiamo come una battuta favolosa“.

MANCINI CACCIATO DA THOHIR

Il tanto discusso addio di Mancini viene ricostruito così da Condò, amico del mancio: “Lui mi raccontò di una prima riunione con Jindong Zhang nella quale, presente l’interprete, il presidente Zhang chiede: “Mi dica qual è il giocatore di cui ha bisogno per far fare il salto di qualità all’Inter”. L’interprete traduce, e Thohir, presente alla riunione, ferma l’interprete, la fa uscire, e dice a Zhang: “Traduco io”. Perché lui l’aveva giurata a Mancini, non ho mai capito per quale motivo. E praticamente questo è stato l’unico contatto che Roberto ha avuto con Zhang padre. Questa è una cosa che mi ha raccontato lui, quindi “relata refero”, come si dice in questi casi, non ero presente nella sala. Ma dopo questa riunione mi disse: “Sono finito”.

DE BOER SCELTA SBAGLIATA

Sulla scelta post Mancini, ovvero Franck De Boer, Condò è chiaro: “Non avrei mai chiamato Frank de Boer, perché Frank de Boer, che non c’entra niente col campionato italiano. Che non ci ha mai giocato neanche da giocatore, se vuoi fare la scommessa su di lui, lo devi contrattualizzare sei mesi prima dell’inizio del campionato, in modo che faccia in tempo ad andarsi a vedere le partite dell’Inter della stagione precedente, che faccia il mercato, che faccia la preparazione”. 

SPALLETTI? UOMO FORTE

Infine elogi a Luciano Spalletti: “Adesso mi sembra che, avendo chiamato un uomo forte dal disegno sempre molto preciso qual è Spalletti, ed essendo Spalletti “spalleggiato” dalla fiducia di tutti quanti, e questo mi sembra abbastanza evidente, ecco lui è in grado di tratteggiare un progetto molto coerente per riportare l’Inter nelle primissime posizioni.

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