Massimo Moratti, intervistato dal Corriere della Sera, da Il Giorno e da Repubblica ha ricordato Guido Rossi, scomparso ieri all’età di 86 anni. Ecco le parole dell’ex presidente nerazzurro.
“Ci siamo conosciuti per ragioni professionali. Era un giurista colto e raffinato, un uomo libero e un grande intellettuale. Aveva un’intelligenza creativa, era capace di essere concreto e visionario. Sapeva risolvere i problemi e dire sempre cose intelligenti. Guido era uno che studiava e andava dritto alla sostanza delle cose. Stare con lui era un piacere, si imparava sempre qualcosa. Ho un ricordo splendido. L’avevo sentito ultimamente e l’avevo anche incontrato. Mi resta il ricordo della sua affetuosissima amicizia. Voleva bene a Milano e dava prestigio a Milano. Lui è uno di quei personaggi che fanno parte dell’aria di questa città. Tutti chiamavano lui nelle situazioni difficili. Con la Nazionale di calcio prese una decisione coraggiosa in tempi difficili. Mandò Marcello Lippi a Berlino e l’Italia vinse uno storico Mondiale. Rimase molto affezionato a quel gruppo vincente durante il suo incarico al vertice della Figc. Nutriva stima particolare per Buffon e per gli altri juventini colonne di quella squadra azzurra. Era rimasto colpito dalla capacità dimostrata da quei giocatori nell’affrontare il contraccolpo di Calciopoli, guidando l’Italia al trionfo in Germania. Li considerava professionisti bravissimi”.
“Guido aveva una grande onestà intellettuale. E il nostro rapporto di amicizia era fatto anche di rispetto. Attorno a lui c’erano persone di legge. Affidò tutta calciopoli al giurista Cesare Ruperto e le decisioni che vennero prese furono confermate da tutti i tribunali. Certo, Rossi era una persona di una grande e specchiata onestà. Ha sempre guardato tutto con estrema attenzione. E comunque a mio avviso è sminuente ridurre una figura come quella di Guido Rossi solo a calciopoli. Ha fatto tante cose importanti nella sua vita.Quando lasciò la presidenza mi disse: “lo sai che sei stato l’unico presidente che non mi ha mai chiamato?”. Guido era una persona straordinaria, il primo italiano laureato ad Harvard, un uomo abituato a decidere da solo dopo aver consultato il meglio in ogni campo. L’amicizia è un fatto privato che si basa su stima e affetto. Io e mia moglie Milly abbiamo condiviso con lui visioni e progetti, molte volte parlando proprio della città in cui siamo orgogliosi di essere. Una vittoria in una competizione dell’Inter da dedicare a Rossi? Come interista senza dubbio, ma non è una cosa che mi compete, nel caso ci penserà la società”.
This post was last modified on 22 Agosto 2017 - 13:15