Dopo Montella e Sousa, anche Spalletti non può mai far a meno di Borja Valero. Domani incontrerà il Milan, una delle sue “vittime” preferite.
Borja Valero ha un conto aperto con il Milan in chiave Champions. Insegue ancora la sua prima partecipazione italiana nella Coppa più prestigiosa. La qualificazione saltò nel 2013 con la Fiorentina per “colpa” del Milan. All’ultima partita di campionato, la Fiorentina di Borja e di Montella straripa a Pescara e le basterebbe che il Milan non vinca a Siena. I rossoneri a 20’ dalla fine sono sotto 1-0, l’arbitro Bergonzi assegna un penalty al Milan per un contatto tra Felipe e Balotelli. Super Mario pareggia dal dischetto e per non bastare a 3’ dalla fine Mexes trova il guizzo Champions.
Secondo La Gazzetta dello Sport, Borja, è lontanissimo dallo stereotipo del calciatore da serate in discoteca, playstation e tanto altro. Lui ha sposato una giornalista, sogna un viaggio zaino in spalla, ama l’arte e in ritiro legge libri. Visto che a scuola andava male, Borja è “professore” soprattutto per quello che fa in campo. E qui scatta un altro paradosso. Perché la sua normalità crea dipendenza. Tre stagioni con Montella che non ha mai fatto a meno dello spagnolo (nemmeno in casi estremi), da interno sinistro nel 4-3-3 ma anche avanzandolo. Stessa storia con Paulo Sousa, che lo ha utilizzato soprattutto sulla trequarti sinistra (al fianco di Ilicic e dietro a Kalinic) in un 3-4-2-1. La “dipendenza” di Spalletti è scattata nell’estate 2016 e se la Roma non fosse uscita nel preliminare di Champions contro il Porto la collaborazione tra i due sarebbe iniziata in anticipo.
Discorso derby, viene difficile pensare che con Borja in campo l’ Inter si sarebbe “suicidata” l’anno scorso (da 2-0 a 2-2 negli ultimi 7’ più recupero). Perché la vera forza e qualità dello spagnolo, oltre alla tecnica, sta nella leadership silenziosa e nella capacità di essere sempre punto di riferimento in qualsiasi momento di difficoltà. Lui la tocca più di tutti, come dimostrano i dati Opta relativi alla distribuzione del gioco. Per l’ex viola ci sono 495 passaggi positivi, quindi 70,71 a gara (contro i 31 della media di ruolo). Ma sono tutti tocchi facili, potrebbe obiettare qualcuno. Detto che Spalletti ha spiegato che anche con certi “passaggini si arriva a fare gol”, pure i passaggi lunghi sono da “professore” (3,86 contro 2,04 dei colleghi). E così i filtranti (0,29 contro 0,09) e le verticalizzazioni (22,71 contro 10,79).
Ma ci sta anche aggiungere che nelle ultime uscite lui ha avuto delle difficoltà. Anche perché Borja è perfetto per far girare gli altri, ma se mancano i movimenti dei compagni tutto si complica. Anche perché le primavere sono 32 e gli avversari hanno capito che se lo aggredisci l’ Inter fatica ad accendere la luce. Lui al Milan ha segnato la sua prima rete in A, nel novembre 2012, e poi bissato, sempre a San Siro, facendo dei rossoneri la sua vittima preferita, dopo il Verona. Due gol per due vittorie che gli permettono di avere un bilancio in attivo: 4 successi, tre pareggi e tre sconfitte. Niente da dire, con il Milan (e la Champions) il conto è aperto.
Fonte foto copertina: screen youtube
This post was last modified on 14 Ottobre 2017 - 10:00