Ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport il veterano Carmine Esposito. Il classe 1970, attualmente tecnico del Lusitano, è andato indietro con la memoria, ai tempi dell’Empoli di Luciano Spalletti, di cui era l’attaccante centrale. Ecco le sue parole.
Cosa aveva Spalletti di speciale negli anni empolesi?
“Risposta scontata, era già allora un grande allenatore, oggi è il più grande”.
Com’era a quei tempi?
“Era pignolo, un rompiscatole tremendo. Aveva una particolarità, si sentiva ancora giocatore e capiva i problemi dello spogliatoio. Quando univa il suo passato da calciatore al suo presente da allenatore diventava unico. A noi diceva: “Ragazzi, io voglio fare l’allenatore e voi dovete darmi una mano”. L’ho rivisto nell’aprile scorso a Bologna, prima di Bologna-Roma. Mi ha detto: “Ti devo ringraziare: se sono qui è anche merito tuo”.
Due promozioni, una Coppa Italia di C, una salvezza, ma soprattutto un bel gioco. Era l’Empoli di Spalletti.
“Sì, giocavamo bene, sempre con tre attaccanti”.
Qual è stata la squadra più bella allenata da Spalletti?
“La prima Roma. Giocava un calcio entusiasmante”.
Lei è stato allenatore degli Allievi dell’Empoli quando Sarri era alla prima squadra. Che differenze vede fra i due?
“Hanno un punto in comune: curano i dettagli come nessun altro. In tre anni, non ho perso un solo allenamento di Sarri anche perché mi portavo dietro le parole di Spalletti: “Se vuoi diventare allenatore, devi vivere 24 ore al giorno per il calcio”.
Fonte foto: screen
This post was last modified on 21 Ottobre 2017 - 12:38