Stesso dialetto, stessa fame di vincere e stessa ossessione verso il calcio. Maurizio Sarri e Luciano Spalletti questa sera saranno di nuovo faccia a faccia, in un San Paolo infernale. I due masticano calcio da una vita: prima dal campo, poi dalla panchina, tra fango e sudore dei campi di serie minori. La Gazzetta dello Sport li mette allo specchio, tracciandone un identikit da perfetti toscani, dove ognuno ha le sue particolarità.
A TUTTO SARRI
Devoto alla tuta, ostile a giornalisti e telecamere in sala stampa. Il vecchio amore del ciclismo e lo stupore nei confronti di Arrigo Sacchi. Maurizio Sarri racchiude tutte queste caratteristiche nel suo stile da allenatore consumato, abituato a respirare la polvere dei campi di periferia e poco avvezzo al prendersi per sé i riflettori. Ha dato prima un’impronta all’Empoli e poi ha rivoluzionato il Napoli, smontando gli scettici e soprattutto gli opinionisti. L’obiettivo della telecamera è ormai un nemico dichiarato. Con lui più che convivere preferisce rapportarsi in modo politicamente scorretto. Oltre a ciò, il dettaglio che lo ha reso un modello da seguire è la cura maniacale per gli undici in campo. Un punto fermo tra i tecnici della “nuova generazione”.
GLI OCCHI DELLA TIGRE PER SPALLETTI
L’immagine curata nei minimi particolari e le interpretazioni da Oscar in conferenza stampa. La passione per i cimeli antichi e gli occhi solo per Ventura. Luciano Spalletti spesso indossa gli occhi della tigre, sia nell’area tecnica che di fronte alle domande scomode. Le sue idee prima di tutto e tutti, come il suo collega Sarri.
Il look personale non passa in secondo piano per l’allenatore di Certaldo, che ha respirato la Serie C da giocatore e ha vissuto altri mondi dalla panchina. La concentrazione e la cura nei dettagli in mezzo al campo lo ergono a punto di riferimento quando la tensione è alta e non bisogna abbassare la testa. Il suo amore e odio con i giornalisti innesca una nuova piece teatrale ogni volta che i due mondi entrano in contatto, tra frecciate e scomode verità. Questo il mondo di Luciano Spalletti, senza maschere ma con il solito sguardo di chi vuol portare a casa il risultato.