L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Un gatto non può diventare cigno

30 ottobre 2016, l’armata nerazzurra guidata dall’impavido Frank de Boer ha la sua Caporetto in quel di Genova, quando il comandante Quagliarella castiga l’Inter e le consegna la quinta sconfitta in dieci giornate di Serie A. La squadra di Milano, che come un bel gatto si specchiava e si leccava il pelo quando c’era il Mancio ora è diventata un animale selvatico, impossibile da addomesticare, un felino che va cauto nei rapporti con l’uomo, finché non arriva il “Cigno di Certaldo”.

Un gatto non può diventar cigno, ma non ditelo a Spalletti

In quel tempo, l’Inter targata 2016/17 somigliava ad un gatto. Prima pronto a lisciarsi il pelo in stile Manciniano, poi all’essere selvatico con una incomprensibile lingua olandese e infine deprimersi al sole primaverile con Stefano Pioli.

Poi arriva lui, il “Cigno di Certaldo“, in arte Luciano Spalletti, che per prima cosa al gatto pesta la coda e lo fa risvegliare dal torpore, poi lo accarezza con la potenza di un bicipite che sposta gli equilibri (andate a vedere le pacche di ieri su Icardi e Perisic a fine gara), dopo di ché gli restituisce fiducia, lo rende bello e vincente e lo fa somigliare ad un cigno.

Sembra una follia, ma l’Inter in un anno è passata dallo sfascio di de Boer all’essere prima in classifica con Spalletti. E ci arriva con 8 vittorie e 2 pareggi in 10 partite, con un primo tempo contro la Sampdoria che è stato uno dei migliori degli ultimi anni.

Già, quella Samp che con Quagliarella aveva decretato la fine di de Boer.

Non si può parlare di fortuna solo per sminuire il gran lavoro di Luciano da Certaldo, perché Spalletti ha fatto quello che nessun altro prima era riuscito a fare dal 2010 in poi, entrare nella testa dei giocatori, far gruppo e andare per primo in battaglia contro chiunque.

Il cigno di Certaldo conserva l’esser felino, lo dimostra ai microfoni dei giornalisti quando è show puro: “Dite che siamo fortunati? Ma certo, talmente fortunati che oggi abbiamo preso tre legni, ma dai, altrimenti quei palloni sarebbero finiti in curva”, oppure “Io è da quando sono qui che dico che la squadra è forte…e lo vedrete!!!“.

Su quel “Lo vedrete” migliaia di cuori nerazzurri hanno pianto. I più nostalgici ricordano ancora un “Ma io non sono pirla”, ed è di botto che il gatto selvatico Inter inizia a risplendere, come un cigno.

Forza Milan…Skriniar

Nella sessione di mercato scorso c’è stata una piccola disavventura difensiva nel calcio della Serie A. Il Milan, inteso come squadra di Milano, acquistava a sorpresa Leonardo Bonucci, ex giocatore di Inter e Juve e di colpo i rossoneri prelevavano il Beckenbauer italiano pronto a regalare coppe e scudetti.

Non tornavano i conti sulla facilità con cui Marotta e Allegri si liberavano di una colonna della Nazionale fin lì esaltato come il miglior centrale del mondo e nello stesso momento l’Inter si “consolava” prelevando un tale di nome Skriniar pagandolo 23 milioni (transfermarkt).

Ora, come la storia del gatto col cigno, le sorti si sono ribaltate. Del Milan l’Inter è follemente innamorata, ma in questo caso è il Milan che di cognome fa Skriniar, che ieri ha fatto gol alla Sampdoria e si sta prendendo i cuori dei nerazzurri.

Profilo basso, timidezza naturale ai microfoni, Skriniar entra in campo e sistema tutto con le buone maniere, o con le spallate, facendo ritornare Miranda ai tempi del professore del Brasile e regalando la fiducia anche a Nagatomo e D’Ambrosio che ora possono spingere ben sapendo che lì dietro c’è chi fa la guardia.

Maurito missione quota 100 con l’Inter

Va a finire che l’esaltazione per la metamorfosi dell’Inter con Spalletti, della grinta di Skriniar e dei legni colpiti fa passare inosservata l’ennesima doppietta di Mauro Icardi, che al minuto 32 spizzica leggermente il pallone offerto dalla destra e segna il suo gol numero 100 da quando è in Italia, coppe comprese.

Fra Inter e Sampdoria infatti sono 89 i centri messi a segno con i nerazzurri che si aggiungono agli 11 gol in blucerchiato, di cui uno in Serie B.

Numeri che fanno dimenticare che il capitano ha solo 24 anni e che, essendo a quota 92 in Serie A, ora parta la missione 100 reti e con questo ritmo nulla è impossibile.

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