Ci risiamo. Sempre e solo Pazza Inter. Capita il Pordenone negli ottavi di finale della Coppa Italia e chi non è interista pensa: “E’ fatta, la capolista della Serie A vincerà in scioltezza“. L’Interista con la I maiuscola annusa il pericolo come il poliziotto Huber di Aldo, Giovanni e Giacomo, poi dopo supplementari e rigori vede Nagatomo segnare il penalty decisivo ed esclama come la gag del trio interista: “Eh, poteva rimanere offeso“.
Quello che si è visto ieri ha una magia. Il calcio inglese è famosissimo per la FA Cup, la coppa più antica e ambita, perché le squadre della Premier League sfidano subito dilettanti pronti a giocare con i denti e con l’orgoglio come il Pordenone ieri, raccontando al fantastico mondo del calcio favole indescrivibili.
Nel 2000, in Francia, ci fu la fiaba del Calais, squadra di dilettanti (magazzinieri, scaffalisti, operai, allo sbaraglio che, miracolo dopo miracolo, passo dalle abituali 300 persone in tribuna agli 80.000 dello Stade de France nella finalissima contro il Nantes, persa poi 2-1 (passando in vantaggio) con dubbio rigore fischiato a chi gioca in Ligue 1.
Il Pordenone ieri ha fatto sognare chi voleva l’Inter fuori dalla coppa, ma ha anche sviluppato un senso di simpatia tra i nerazzurri, grazie ad una campagna social da applausi, dove si indica “Mai stati in B” per entrambe le squadre.
La partita vive nel lembo della sofferenza. Mal celata dai padroni di casa che subiscono un palo di Magnaghi che fa esplodere il tifo dei ramarri, mentre l’Inter pur dominando le ultime fasi di gara e mettendo in campo Perisic e Icardi trova un legno solo con l’argentino.
Il momento decisivo è quello dei rigori. Quando inizia Misurata con una parata di Padelli l’Italia grida “E’fatta!“, mentre l’Interista esclama “Buoni, non è nulla…“. Perisic e Magnaghi segnano, nerazzurri a +1, poi Skriniar ha un moto di compassione, tira e sbaglia il penalty. Tutto da rifare, ma guai a dir qualcosa di male al muro col numero 37.
Lulli potrebbe iniziare un capitolo fiabesco, ma sbaglia dal dischetto, Gagliardini gli incrocia lo sguardo nella camminata da centrocampo alla porta e lo imita, ancora parità.
L’urlo del Pordenone è grazie a capitan Stefani che spiazza alla grande Padelli dando ai ramarri il vantaggio. L’Interista rivede presagi che quest’anno aveva dimenticato. Icardi è glaciale dal dischetto, quasi a dire “Ma devo pensarci io proprio oggi che avevo pizza e birra in panchina?“.
La serie prosegue, Ciurria e Vecino non sbagliano, seppur il primo tira magistralmente mentre l’uruguaiano viene quasi intuito da Perilli.
Tocca così a Parodi, che sbaglia e riceve le stesse maledizioni dei programmi delle parenti (e chi lo sa…) Benedetta e Cristina. Ormai il Pordenone è cotto e mangiato, serve un killer per il rigore decisivo.
Si presenta Nagatomo.
L’Interista piange già sulla camminata del giapponese, poi, abituato com’è a risorgere dalle ceneri ecco il rigore perfetto, tiro, rete e qualificazione.
E’ un peccato, perché gli uomini di Colucci avrebbero meritato di proseguire la lotteria dei rigori fino all’alba, almeno per far sognare qualsiasi giocatore in un rigore a San Siro.
Se le seconde scelte dell’Inter hanno bisogno di Perisic e Icardi contro una squadra di Lega Pro consegnano a Spalletti tanto lavoro da fare, con Karamoh, Cancelo e Dalbert rispediti alla panchina in campionato.
Al Pordenone va fatto un applauso grande, con l’augurio di poter cancellare quel “Mai stati in B” già da questa stagione.
Il calcio è stupendo proprio per fiabe del genere.
This post was last modified on 13 Dicembre 2017 - 08:34