Inter capolista, Inter Bells, record di affluenza in Serie A, Inter imbattuta. Tutto splendido! Talmente splendido dall’esser tornati sulla terra a suon di cazzotti, tra Udinese, Sassuolo e il peggior Milan degli ultimi 10 anni. E ora?
Diamo la colpa a Inter Bells, perché tutto nasce da una canzone che da quando è online non ha mai visto una gioia. Nel ciclismo, quando non si è campioni ma onesti gregari, sconsigliano di stare in testa e prendere vento contro. Il rischio di essere risucchiati e perdere energie inutili c’è e la maglia rosa di solito se ne sta nascosta.
L’Inter si è ritrovata in testa alla classifica e dal momento in cui Spalletti ha pronunciato la frase “ora dobbiamo scattare” chi ha un motore migliore ha inserito la marcia più alta e superato a velocità tripla.
Ma il tecnico di Certaldo non ha colpe, anzi, forse una, aver toccato la vetta con questa rosa, che se colpita da infortuni fa notare ogni debolezza.
Senza Miranda e D’Ambrosio si gioca con chi si adatta all’emergenza. Cancelo ha dimostrato personalità, molta più del connazionale col numero dieci che continua ad essere un insulto per il numero che ha sulla maglia. Se non girano Perisic e Candreva l’Inter non esiste. Non sa verticalizzare, non sa tirare dalla distanza e non ha fantasia per inventare qualcosa.
Si potrebbe cambiare modulo, magari inserendo Eder di fianco a Icardi, ma la sostanza resta la stessa. Non si può aspettare in eterno Brozovic, uno che quando non ne ha voglia è irritante, prevedibile e svogliato.
Ausilio e Sabatini stanno in silenzio, cosa preoccupante. Dalla Cina non si capisce bene la volontà. E’ un film già visto, con un Mancini bis e un disastro annunciato.
Un film che nessuno vorrebbe riproporre come cinepanettone.
This post was last modified on 28 Dicembre 2017 - 10:14