Sincero e coinvolto, Beppe Bergomi si è raccontato molto ai microfoni di GazzaMercato. Una lunga intervista nella quale non si poteva non parlare di Inter, sua unica squadra in carriera. Della sua storia nerazzurra, ma anche di quella attuale, di Luciano Spalletti e Mauro Icardi.
BERGOMI: “MI ASPETTAVO CHE L’INTER POTESSE COMPETERE PER IL CAMPIONATO”
A proposito dell’odierna squadra, lo “Zio” si è detto sorpreso del fatto che i nerazzurri si siano staccati molto presto dalla lotta per lo scudetto:
“Mi ero illuso che la banda di Spalletti potesse ambire allo Scudetto, ma Napoli e Juventus sono ancora ben più attrezzate. Il posto Champions sarà una lotta fino alla fine con le due capitoline, temo principalmente la Lazio. La squadra è in affanno dal punto di vista fisico e mentale, urgono rinforzi dal mercato. Serve un centrocampista dinamico e poliedrico, Ramires secondo me è il profilo giusto per far fare il salto di qualità alla rosa. Lisandro Lopez farà bene. Rafinha può spostare gli equilibri grazie alla sua fantasia e classe innata. I nerazzurri sono monocordi nella manovra sulle fasce e possono solo che beneficiarne da un acquisto così”.
La sfida con la Roma può essere decisiva per il rilancio? Per l’ex capitano sarà una gara bloccata tra due squadre in crisi, ma in compenso piena di dolci ricordi:
“Che bei ricordi, erano partite sempre ricche di gol. Oggi sono squadre che nelle difficoltà si somigliano. La Roma difende bene e cerca di sfruttare la fisicità di Dzeko, ma ha una manovra un po’ involuta e lenta dove i centrocampisti non rendono fluido l’attacco. L’Inter sulla corsia di destra con Candreva, che crea per Icardi, sarà come al solito pericolosa, anche se, ultimamente, i nerazzurri fanno fatica a sviluppare il loro gioco brillante e veloce sugli esterni e quindi provano a sfondare per vie centrali dove però i giallorossi sono più forti. Pertanto mi immagino una partita molto bloccata come del resto il 90% degli scontri diretti di questa stagione”.
BERGOMI: “FARE IL TELECRONISTA MI APPASSIONA, ALL’INTER NON VEDEVANO BENE…”
Uno sguardo anche al passato, a quel cuore diventato presto nerazzurro, ma che in tenera età aveva abbracciato i colori del Milan:
“Porto sempre l’esempio di Paolo Maldini che aveva il padre che era una bandiera milanista eppure aveva il poster in camera di Roberto Bettega. A Settala, il paesino dove sono nato, quasi tutti erano rossoneri. La mia famiglia stessa era milanista e quindi per me è stato naturale. Da bambino ho fatto pure un provino al Milan, inizialmente mi avevano preso, poi mi hanno lasciato a casa in conseguenza dei reumatismi che presentavo nel sangue. Una volta guarito molte squadre mi volevano ma ho scelto l’Inter in quanto mi aveva maggiormente convinto per la sua organizzazione. E da lì è stato un grande amore”.
E, dopo la carriera da giocatore, come mai il suo futuro non si è mai intrecciato con quello della squadra a cui aveva dedicato i suoi anni agonistici? Non manca una frecciatina…
“Era il 1999, appena ho smesso di giocare sono venuti a casa mia l’allora direttore di Tele+ Arrigoni e Caressa. Mi hanno proposto di fare il commentatore tecnico e, pur essendo tutto ciò estremamente lontano dai miei pensieri e dal mio essere visto che sono timido e introverso, ho accettato di buon grado. Da allora ogni giorno cerco di migliorarmi in quanto è un lavoro che adoro. Nel mentre ho fatto tutti i corsi da allenatore che mi sono serviti anche nella mia attuale professione. Probabilmente, a suo tempo, non ho avuto il coraggio e il cuore di andare ad affrontare alcune difficili situazioni offertemi e pertanto ho preferito rimanere nel settore giovanile dove tutt’ora trovo la mia realizzazione. Mi sarebbe piaciuto anche restare nell’Inter, ma purtroppo la mia obiettività in ambito televisivo non è piaciuta a tal punto da non volermi in società. L’unico che ci ha timidamente provato è stato Giacinto Facchetti, ma in modo non così deciso”.
Una stilettata magari rivolta all’ex patron nerazzurro?