Inter, e soprattutto i suoi tifosi, che, ancora una volta, si trovano a vivere un déjà-vu da incubo. Come da 7 anni a questa parte infatti, i nerazzurri si stanno dimostrando una squadra molle, senza nerbo, incapace di reagire alle difficoltà. Un ciclico crollo psicologico che ha ormai portato allo sfinimento la sopportazione dei tifosi del biscione, le vere vittime di questo circolo vizioso del tracollo.
INTER, C’È LUCE IN FONDO AL TUNNEL?
L’Inter non è mai stata una squadra facile da tifare, ogni tifoso nerazzurro che si rispetti ne è ben conscio. Le arterie sono sempre messe a dura prova, la tranquillità è un miraggio lontano e sbiadito. Tuttavia ogni tifoso vero sa anche che questa sofferenza, questa via crucis dalle molteplici tappe, porta spesso a una gloriosa ascensione in cielo, nell’olimpo dell’immortalità. Successe ad esempio nel 2010, quando dopo decenni di patimenti il club nerazzurro scrisse una delle pagine più fulgide del calcio italiano. Tuttavia, da quella sera del 22 maggio, quel bellissimo sogno si è progressivamente trasformato in un incubo di antica memoria, una fibonacciana sequenza di delusioni.
Perché quello che si sta vivendo, è un film già visto, ormai in ripetizione continua da ben 7 anni. Vincere tutto è stato un apice inarrivabile, qualcosa di unico ed emozionante: ma quanto è costato quel paradiso? Quanto ancora bisognerà languire in questo purgatorio dalle tinte infernali per pagarne lo scotto? In fondo a questo tunnel chilometrico, esiste una luce a breve termine?
UN PROBLEMA DI FONDO INTACCA CASA INTER
Dal 2011 ad oggi la storia dell’Inter è un continuo remake, un film horror trito e ritrito. Un sali e scendi continuo, con picchi di sofferenza enormi e veramente poche gioie. Le gestioni societarie ci hanno messo del loro, con campagne acquisti raffazzonate, cessioni inspiegabili e investimenti completamente sbagliati, fatti solamente per cercare di tacitare la piazza, ma probabilmente qualcosa stagna sul fondo di casa Inter.
Un morbo strano e misterioso, che infetta tutti gli addetti ai lavori. Perché ormai è veramente inquietante la continuità incessante del fallimento. Una rifondazione non può durare per due diverse gestioni, non può durare 7 anni. Perché se è vero che l’Inter ha passato anche periodi di tempo maggiori senza vincere, senza un progetto concreto, è vero anche però che i proclami fatti fino ad ora sono stati puntualmente e ripetutamente disattesi. I progetti sfarzosi o occulti che fossero, hanno sempre portato al disastro. Non è una evoluzione logica.
I RIVALI RINASCONO, I NERAZZURRI SPROFONDANO
La Juventus è emersa dall’inferno della Serie B, faticando molto in avvio ma costruendo mattone dopo mattone, grazie ad una rigenerazione societaria attenta, un ingranaggio quasi perfetto. Ha rifondato da zero, tornando in vetta al calcio italiano partendo dal fondo. Ecco, se loro, gli odiati rivali di sempre, sono riusciti a rigenerarsi da un abisso tanto profondo, come è potuta viceversa cadere così in basso l’Inter, proprio quando era sul tetto del mondo?
Sembra esserci qualcosa di marcio sotto, una sorta di maledizione autoindotta. Il tunnel è sempre più lungo e tortuoso e la luce sul fondo sempre più flebile e piccola. La squadra, a prescindere da dirigenti, tecnici e giocatori, si scioglie alla prima occasione, alla prima partita storta. Le flessioni, i cali di tensione e fisici, capitano a tutti, ma la inquietante ciclicità di quelli nerazzurri è spaventosa. In ogni singola stagione ci sono state strisce di risultati negativi che lasciano perplessi, generate da una singola partita storta. Basta veramente così poco per guastare un ingranaggio che sembrava ben rodato? Il giocattolo Inter è diventato così fragile da spezzarsi alla prima avvisaglia di mare mosso?
SEGNALI INASCOLTATI PER TROPPO TEMPO
Qualcosa sotto traccia deve essere profondamente sbagliato nella maniera di fare le cose basilari. Tutti, nessuno escluso, hanno colpe, ma pare che quasi nessuno voglia prendersi le proprie responsabilità, a partire dalla società. E persino i giocatori lo notano. Icardi stesso, uomo simbolo del nuovo corso e capitano, ha più volte sottolineato come a volte manchi lo spirito, la voglia di lavorare con impegno e dare tutto per il bene comune della squadra. Qualcosa di allarmante, un segnale che purtroppo è stato ignorato a più riprese.
Ignorato come D’Ambrosio, che a sua volta, già dopo il crollo imbarazzante della scorsa stagione, notò come fosse ridicolo mollare così dopo il pareggio con il Torino, risultato che non solo tagliò l’Inter fuori dalla Champions, ma generò un deficit di rendimento che portò a un clamoroso settimo posto finale.
I PUNTI PERSI PASSANO, L’ONORE BUTTATO NO
Non è troppo tardi per ricostruire, ma certo la strada ora non è una semplice salitella di collina. Per tornare in vetta l’Inter dovrà scalare uno Zoncolan tremendo, sconfiggere i propri fantasmi. Perché da sempre, ma soprattutto oggi, la peggior nemesi nerazzurra è sempre stata l’immagine riflessa dello specchio. I tifosi si meritano di meglio, questo Suning deve capirlo. Non è necessario spendere milioni a vanvera, se poi si portano a casa i Joao Mario, Kondogbia e Gabigol. Non bisogna abbuffarsi di aria fritta. Bisogna usare la testa, inserire prima di tutto gente competente in società, gente che nel giro di un paio d’anni restituisca la dignità persa ai colori nerazzurri. Perché i risultati magri si possono digerire, ma l’onore perso, la dignità buttata no. Perché l’Inter non è una semplice squadra di calcio, è un credo, una religione. Quelle maglie sono un cuore pulsante, l’anima di milioni di persone, richiedono, anzi esigono, rispetto. I nostri colori hanno fatto la storia, non trasformiamo il nero e l’azzurro in colori a lutto. Inter, se ci sei ancora, sotto questi anni di umiliazioni e sofferenza, batti un colpo. Per favore.
Fonte immagine in evidenza: Screen Instagram Steven Zhang