Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Lucio torna a parlare di Inter e della sua avventura in nerazzurro fini per non volere suo.
“NON VOLEVO ANDARE VIA E’ STATA UNA SCELTA DEL CLUB”
“La società volle smantellare la squadra del 2010, per me è un grave errore – ricorda il brasiliano -. Ma poi non ha più avuto risultati, non ha vinto più niente. Negli ultimi anni non ha giocato nemmeno la Champions League. Tutto ciò manca a una squadra del livello dell’Inter“.
È vero ci fosse uno spogliatoio spaccato tra brasiliani e argentini?
“No, invenzioni. Anzi, mai un problema, né quando arrivai nel 2009 né quando me ne andai. Io stesso avevo stretto grande amicizia con Samuel, Cambiasso e Zanetti. Dovetti lasciare l’Inter non per scelta mia. Hanno fatto di tutto per mandarmi via. Volevano disfare la squadra del 2010″.
Poi il passaggio alla Juve, la grande rivale.
“Lì è stato difficile trovare posto. C’erano tre difensori centrali della nazionale italiana, Bonucci, Barzagli e Chiellini. Non ero mai titolare. Comunque bella esperienza”.
Ancora contatti con gli ex compagni?
“Più coi brasiliani, Maicon, Julio Cesar. Alla Juve c’erano più italiani. All’Inter, invece, quasi tutti erano stranieri con poche eccezioni come Toldo e Materazzi”.
Il miglior allenatore con cui ha lavorato?
“José Mourinho, di sicuro. Oltre a essere un bravissimo tecnico, è un grande gestore di persone. Sapeva come controllare la squadra, motivarla, facendoci credere che era possibile vincere la Champions”.
Ed eliminare il Barça di Messi e Ibrahimovic in semifinale…
“E’ stata la partita della vita, al ritorno a Barcellona, quando ci qualificammo per la finale. E ricordo che avevamo perso Thiago Motta, espulso dopo pochi minuti”.
Poi la vittoria in Champions contro il Bayern al Bernabeu. Ha qualche rimprovero nei confronti di Van Gaal che la mandò via nel 2009 da Monaco?
“No, nemmeno rammarico, preferisco ricordare con tenerezza e affetto la Champions 2010 con l’Inter, il mio più importante trofeo dopo il Mondiale. Sognavo di vincerla sin dal 2001-02, quando arrivai in finale col Bayer contro il Real di Zidane, nonostante allora sapessi che a Leverkusen era molto difficile vincere”.