Joao Cancelo, dopo un lungo periodo di apprendistato, è diventato un punto fermo dell’Inter. Mai deludendo, ma dando sempre l’impressione di poter essere un elemento prezioso.
JOAO CANCELO: UN PREGIUDIZIO ERRATO
Arrivato con discreto entusiasmo, ma anche con parecchi dubbi riguardo le sue capacità difensive nel tatticismo italiano, Joao Cancelo ha impiegato molto tempo prima di poter carburare davvero. Un infortunio in Nazionale e l’ottima tenuta iniziale di D’Ambrosio lo hanno a lungo relegato fuori dal rettangolo verde. Per questo, in molti pensavano che si sarebbe presto adattato ad alternativa o sostituto di Candreva come esterno alto. Già in Spagna infatti, nel Valencia, si era calato in un ruolo simile. Le sue prime comparse sembravano seguire questo solco, dagli ingressi a gara in corso in campionato fino alla sfida di Coppa Italia contro il Pordenone. Partite dalle quali fu difficile trarre un giudizio ottimistico, soprattutto se si pensa all’errore in occasione del momentaneo pareggio della combo Bonaventura-Handanovic nel derby, o alla surreale fatica collettiva ottenuta per liberarsi dei friulani di Lega Pro.
Eppure, da quella partita, Joao Cancelo è entrato nello scacchiere di Luciano Spalletti senza più uscirci, salvo la rara eccezione della deludente partita casalinga contro il Crotone. Il calo di Nagatomo, l’infortunio di D’Ambrosio, la cronica insicurezza di Santon e la pressoché nulla crescita di Dalbert sono stati fattori essenziali nello spianargli la strada della titolarità, ma lui è stato in grado di sfruttare a pieno la situazione creatasi a suo vantaggio. Tanto è vero che D’Ambrosio, dopo il suo recupero, è stato costretto a traslare sulla corsia mancina, già occupata in passato, seppur con uno schieramento tattico diverso (nel 3-5-2 di Ventura al Torino). E Cancelo ha dimostrato ai numerosi scettici come il terzino sia il suo ruolo prediletto anche nel nostro campionato, con tanto campo da percorrere in avanti con corsa e qualità e nemmeno tutti quei papabili limiti difensivi ipotizzati sin dal suo arrivo. A parte Laxalt, uno dei migliori interpreti in Italia nel ruolo di tornante sinistro, non si ricordano avversari che abbiano messo sotto scacco il portoghese nella sua metà campo. Lo stesso temutissimo Insigne, nel primo tempo di una settimana fa, non ha affatto provocato scossoni. Anche per questa ragione infatti, ha destato più di qualche perplessità la decisione di Spalletti di spostarlo sull’out mancino nel secondo tempo del confronto con i partenopei.
La grande difficoltà di Cancelo finora è infatti risieduta nei momenti in cui Luciano lo ha voluto testare sulla fascia a lui meno congeniale, non risparmiandogli nemmeno qualche decisa critica in proposito dinanzi microfoni e telecamere. Sia nella partita contro la Spal che contro il Napoli, nonostante un autogol provocato e un assist per il palo di Skriniar, è stata palese la difficoltà nel non giocare sul suo piede di riferimento, risultando spesso prevedibile nelle giocate e nei movimenti.
JOAO CANCELO: ESTETICA SENZA SACRIFICARE IL RISULTATO
Il giocatore, nonostante abbia trovato spazio dall’inizio della grande crisi che ha attanagliato i nerazzurri negli ultimi due mesi e mezzo, ha sempre dato l’impressione di essere uno dei pochi salvabili. La sua qualità nel palleggio, nella spinta e nel cross sono state subito messe a disposizione dei compagni, vedasi soprattutto i goal arrivati suoi calci piazzati. La tenuta difensiva, come già detto, ha vacillato in pochi frangenti e qualche virtuosismo di troppo palla al piede, seppur non sempre efficace, è stato interpretato come sintomo di rischio e coraggio nelle giocate, componenti assenti nella maggior parte dei restanti giocatori.
E proprio i suoi leziosismi, tentati anche in zone del campo in cui sono in genere gradite accortezza e risolutezza, si rivelano spesso delle armi in più. La capacità di non gettare il pallone e i tentativi di cercare sempre un compagno libero o di creare da subito superiorità numerica con un dribbling sono vantaggi nel contesto voluto da Spalletti, che ama poter giocare il pallone sin dalle retrovie, nonostante a volte sia costretto a situazioni più saggiamente difensiviste. Cancelo nel match contro la Sampdoria è entrato in 3 dei 5 goal segnati, mettendo in mostra tutto il suo repertorio: dal vellutato cross per il colpo di testa di Perisic, sino alla straordinaria palla filtrante per il croato nell’azione che ha poi portato al tacco di Icardi. Senza dimenticare il bel passaggio per Rafinha che ha tagliato il pressing della Sampdoria per poi arrivare al quarto timbro. Padronanza e consapevolezza dei mezzi tecnici, nessun timore nell’utilizzarli e ben inseriti e risaltanti in un contesto di squadra che lo ha valorizzato e fatto splendere come mai accaduto finora. Chi ha seguito la sua recente e costante evoluzione non sarà stato colpito, ma è stata la dimostrazione di come un collettivo possa allo stesso tempo beneficiare e render beneficio alle individualità, così belle da vedere e anche così concrete da essere unanimemente apprezzate.