Tornare a calcare i palcoscenici d’Europa è diventata una missione, non solo per il traguardo da centrare in campionato ma soprattutto in relazione alla “questione internazionale”. C’è un marchio, ma soprattutto un nome, da portare in alto, e la Champions League è il miglior punto di ripartenza che si possa scegliere.
IMPERATIVO
Non una questione di vita o di morte, ma qualcosa che si avvicina molto a questo concetto troppo spesso abusato a questi livelli. Centrare l’appuntamento con la Champions League è fondamentale. Deve essere un obiettivo da perseguire oltre ogni necessità, oltre ogni desiderio di voler apparire Non si tratta di estetica, né di narcisismo, perché il non esserci sembra aver addirittura limitato la voglia di vestirsi con l’abito più bello e con la ragazza che, negli ultimi anni, è al centro di ogni discorso di quel gruppo di amici dove tu non ci sei.
RINASCITA
Il quarto posto in campo quest’anno sta diventando una vera e propria ossessione, come giusto che sia. Perché immaginare un nuovo fallimento è ormai ridondante e privo da ogni speranza di rinascita. La storia del non partecipare alle coppe per focalizzarsi sul campionato ormai ha stancato e non poco. Rischiando di diventare vittime cadute per mano dello stesso tranello, con il Pordenone in Tim Cup che meritava qualcosa in più e la neonata consapevolezza di non essere pronti a privarsi delle certezze. La Champions League dovrà portare con sé maturità, voglia di riscatto e vibrazioni positive. Non più scossoni societari o bocciature sia tecniche che tattiche.
APPEAL
Perché in fin dei conti, al di là dei prestiti gratuiti e di tutti i diritti per il riscatto, ciò che stimola il giocatore ed il mercato è la possibilità di giocarsi le proprie carte su più fronti, partendo dall’Europa che conta. Per chi arriva e per chi deve restare (leggasi Mauro Icardi), la Champions non è mai l’alternativa, ma solo scelta. Lo sanno bene in Spagna, dove anche il Siviglia resta aggrappato alle coppe per mantenere vivo un organico di tutto rispetto ed una tifoseria che merita tanto, soprattutto la possibilità di cantare su ogni campo europeo. Lo stesso sentimento che sogna il popolo nerazzurro e che, da ormai troppo tempo, ha smesso di vivere ma non di coltivare.