Juve che, dopo la rocambolesca eliminazione subita ai quarti di finale di Champions per mano del Real Madrid, ha sollevato una tempesta mediatica sulle questioni arbitrali. Tuttavia, tralasciando le chiacchiere da bar e le faide fra tifoserie, questa inversione di tendenza è alquanto strana, specie dato il tanto vituperato stile Juve.
IL DOLORE È SICURAMENTE GRANDE, MA…
Si sa le sconfitte sono sempre dure da digerire, specie quando si è abituati a vincere. Dopo scorpacciate di trofei vari, ogni singola eliminazione, ogni singolo passo falso, pesa come un macigno. Negli ultimi anni, lo scettro di vincente ad oltranza è tornato nelle mani dei bianconeri, pluricampioni in Italia. La Champions però sembra restare stregata per Buffon e compagni, come confermato ieri sera a Madrid. A fare sensazione però non è stata tanto l’eliminazione della Juventus, sarebbe stato più incredibile il contrario, quanto le reazioni inviperite del dopo gara. Certo, il passato è pieno di dichiarazioni a caldo poi ritrattate, di invettive date dalla foga. In questo caso però tutto risulta ancora più irreale.
Irreale perché gli invincibili torinesi si aggrappano a quelle che, proprio loro e a più riprese, hanno definito “le scuse dei perdenti”. Si appellano a una giustizia negata a più riprese ai “più deboli” in Italia, ad un cuore che spesso, da parte loro, è sembrato di pietra. Quanto fa male uscire in questa maniera? Tanto, certo. Sono dolori che spezzano il cuore. Quanto avrebbe fatto male ad un’interista uscire nel recupero della semifinale di ritorno con il Barcellona? Se l’arbitro non avesse annullato il goal irregolare di Bojan sicuramente una valle di lacrime avrebbe allagato Milano. Giustamente. L’illusione è il perfetto araldo del dolore. Ma qui si parla di un rigore solare, non di un episodio irregolare.
IL CALCIO VA PRESO COME VIENE
Le gare, come ben sa ogni tifoso di calcio, durano fino al fischio finale e sono fatte di incognite, insidie e colpi di scena. Purtroppo o per fortuna. La storia dello sport è zeppa di risultati ribaltati all’ultimo secondo. Di goal nel recupero, canestri sulla sirena, volate vinte al fotofinsh. Molti potrebbero dire che il Dio del calcio vede e provvede, che chi di spada ferisce di spada perisce. Ma non è questo che bisogna analizzare. A fare specie è proprio l’inversione di tendenza dei vincenti, che sono improvvisamente diventati incoerenti nel dolore della sconfitta.
LA SCONFITTA DELLA JUVE, LA VITTORIA DELL’INCOERENZA
Tutti in piedi, tutti carichi di livore verso un arbitro colpevole di aver fatto il suo mestiere anche al minuto ’93. Pronti a reclamare per un presunto arbitraggio a sfavore, per un torto subito. Nonostante Benatia e lo stesso Buffon, in prima linea nel protestare, abbiano dichiarato in passato, non senza una certa arroganza, che: “Solo i perdenti si affidano a scuse come l’arbitraggio. I perdenti si attaccano ai rigori”. Beh, stare dall’altra parte della barricata evidentemente deve fare piuttosto male…
Agnelli, finora sempre piuttosto spocchioso in merito alle questioni arbitrali che spesso toccano la sua Juve, ha addirittura invocato il tanto demonizzato VAR per le competizioni europee. La stessa tecnologia su cui a inizio campionato aveva inveito Allegri, sollevando perplessità circa la sua utilità. Insomma un concentrato raffazzonato e caotico di dichiarazioni contraddittorie, che minano completamente la credibilità non solo dei bianconeri, ma del calcio italiano in generale. Perché certe scenate si sono sempre fatte e sempre si faranno, ma almeno si dovrebbe seguire la propria linea di pensiero.
Lamentarsi come i tanto bistrattati “perdenti”, i comuni mortali colpevoli di non vincere, arbitro o no, è una caduta di stile piuttosto evidente. Così come elemosinare una sorta di moviola in campo, quando la si è fino a qui sempre vista sotto una luce negativa. È troppo semplice cambiare bandiera a seconda del vento, comportarsi da gente comune solo quando si perde. Siamo nell’epoca dei social, dei media, è impossibile nascondersi. Non si può pretendere di dire rosso alla mattina e blu alla sera. La gente, o meglio, la rete, ricorda, assimila… e non perdona. Ecco perché ci vogliono coerenza, dignità, stile uniforme. I passi falsi mediatici non possono e non devono più passare lisci.
Ieri la Juve ha dimostrato di essere umana. Anche fin troppo. Proprio nella caduta più rovinosa, ha perso il proprio stile etereo e superiore. La musa angelica ha perso la propria aurea diafana… tra scrosci di lacrime incoerenti.
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