Inter – Juve, oltre a essere la Regina delle partite ed avere trascorsi e strascichi importanti, è anche la rappresentazione perfetta di due poli opposti. L’incontro, o meglio, lo scontro, fra due emisferi in totale contrapposizione.
Inter e Juve sportivamente parlando e non solo, sono il classico esempio di due opposti che non si attraggono, anzi. Come cane e gatto, luce e buio, mare e montagna, crudo o cotto. Due facce di una medaglia completamente differente, una la nemesi dell’altra. Quello tra nerazzurri e bianconeri è uno scontro fra titani di emisferi opposti, fra rivali che disprezzano apertamente tutto ciò che l’altro rappresenta.
La Juve è il potere inattaccabile, una signora immortale e intoccabile, nonostante trascorsi non proprio limpidi. Una specie di società segreta che vive da sempre e sempre vivrà per turbare la vita dei tifosi avversari con i propri successi a qualsiasi costo e la propria altezzosità. Sempre logici e cannibali, quasi scientifici nella ricerca della ricetta perfetta per schiacciare gli avversari senza pietà. L’espressione massima, lo si è visto perfettamente attraverso i decenni, dell’espressione “il fine giustifica i mezzi”.
L’Inter è invece l’umiltà onesta, un’artista prestato ad un lavoro di operaio e che si scopre, a sorpresa, piuttosto bravo. Un po’ l’ultima ruota del carro, un po’ incompreso, un po’ un Van Gogh redivivo, l’interista arde di una luce impossibile da smorzare e imprevedibile. Può lampeggiare a intermittenza per anni e anni, per poi rifulgere come un sole inarrestabile. Che sia per un giorno o una stagione intera, la pazzia che impregna ogni fibra del biscione può pietrificare qualsiasi ostacolo, come la mitologica Medusa. Capace di toppate clamorose o di inspiegabili colpi di genio e di successo, qualcosa che rifugge qualsiasi logica o tentativo di spiegazione plausibile.
La Juve è l’impiegato del mese da sempre, quello in giacca e cravatta che timbra sempre in orario e non sbaglia mai nulla. Il preferito dal capo, quello che tutti guardano con diffidenza, astio ed un pizzico di invidia. L’Inter invece è il genio e sregolatezza che non sarà mai il lavoratore modello, ma ti regalerà gioie saltuarie che solo chi le ha vissute può capire.
Insomma, il Derby d’Italia non è semplicemente la partita fra le squadre e le tifoserie che maggiormente si detestano con cordialità. Si tratta di due mondi che collidono, di due realtà totalmente diverse a confronto. Non esistono mezze misure, non esistono sfumature e non esiste punto di incontro. Esistono solo la vittoria o la sconfitta, l’onore e la gloria o l’infamia e la sconfitta. Inter – Juve è tutto questo e anche molto di più, qualcosa che in pochi capiscono. Solo coloro che vivono sulla propria pelle la madre delle sfide, sanno di cosa parlo.
Anche se una cosa è certa: vincere è bello, guardare gli altri dall’alto è piacevole, ma essere interista, sia nella vittoria che nella sconfitta, ha un gusto diverso. Perché esistono diversi modi di porsi, sia quando si vince che quando si perde, e su questo, l’Inter, ha molto da insegnare a tutti, bianconeri compresi. Signori si può nascere o si può addirittura diventare, ma certe macchie non si lavano mai, per quanto si possa sfregare bene. Certi scheletri non si possono nascondere. Questa è la differenza vera: l’Inter di scura ha solo la maglietta. Il cuore è e resterà sempre nerazzurro, ma l’anima sarà permanentemente immacolata. INTERISTI DO IT BETTER!
Fonte immagine in evidenza: Screen Youtube
This post was last modified on 27 Aprile 2018 - 20:31