Zanetti non è stato un calciatore qualsiasi. Non è stato, non è, un uomo qualsiasi. Javier è una sorta di samurai, un guerriero ligio al dovere, votato alla propria fede: in questo caso non la protezione di un dio incarnato, di un imperatore, bensì di un impero, la sua Inter. Il capitano ancora oggi tiene alti i colori nerazzurri in qualità di vicepresidente, ma lo sanno tutti che sotto quella giacca a doppio petto, come la divisa di Superman, palpita ancora la maglia del suo grande amore.
Quattro anni fa fiumi di lacrime, non nascoste ma esibite come una medaglia, con orgoglio, solcavano il viso di milioni di tifosi interisti. Rigavano anche il tuo Javier, condottiero sempre impeccabile, sempre pettinato, mai sudato e inossidabile, invitto. Forse non ci credevi nemmeno tu che l’ultimo giorno in campo sarebbe mai arrivato. Sei stato l’uomo dei record, l’eterno ragazzo, il calciatore bionico e senza età.
Eppure i grandi campioni, e tu, non solo per meriti sportivi o tecnici lo sei stato, sanno quando dire basta. I veri campioni non si attaccano alla poltroncina come un politicante viziato dai troppi privilegi, dalla gloria riflessa, sanno quando è giunto il momento di farsi da parte, di smettere. I veri uomini sanno quando dire basta.
E tu, Capitano del nostro cuore, sei un vero uomo. Di quelli il cui stampino ormai si è perso, rovinato da questa società che privilegia i mercenari, quelli dal cuore volubile e dalla mente al portafogli. Ma tu hai sempre scelto con il cuore collegato alla testa, con una dignità, una compostezza ed una integrità da eroe.
Un vero supereroe che non ha mai abbandonato la nave, nemmeno quando stava colando a picco, e con amore, dedizione, lavoro e talento l’hai portata fin sul tetto del mondo. Non ti sei mai piegato a quello che sembrava un destino troppo forte, troppo grande. Hai sempre alzato la testa, mai vinto, nemmeno nella sconfitta. Fino a che è arrivato il momento della gloria e degli onori. Il capitano dell’Inter, dell’onestà, della strada giusta.
Non un calciatore appariscente, funambolico (anche se le tue sgroppate sono da antologia), o innamorato del pallone. Un campione travestito per la causa, per amore dei colori della propria maglia, da operaio del pallone. Un grandissimo che non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani, di lottare, di lasciare in campo sudore, sangue e lacrime. Quattro anni fa una pagina sfolgorante e meravigliosa della storia del calcio e dell’Inter, appendeva gli scarpini al chiodo. Nonostante la forza ancora prorompente di certi scatti, la voglia infinita. Lasciava perché era giunto il momento giusto.
Grazie Javier. Grazie di tutto, di esserci stato, di essere stato quello che sei stato. Grazie per i tuoi missili da fuori, per le tue cavalcate infinite, per le tue rincorse ai campioni avversari, per il tuo carattere. Grazie per il goal nella finale di Coppa Uefa, per la tua leadership silenziosa ma mai in discussione, per mille altre cose. Ma soprattutto grazie per quella magica notte di maggio del 2010, quella calda notte da sogno.
Perché gli anni passano, ma la passione, la fiamma che accende i nostri cuori così come il tuo, continua a divampare, orgogliosa. Fieri di averti avuto come bandiera, fieri di averti come rappresentante anche ora.
Fonte immagine in evidenza: Profilo Facebook Javier Zanetti
This post was last modified on 10 Maggio 2018 - 19:55