La sconfitta al Mapei Stadium, casa della bestia nera(verde) dell’Inter è arrivata come il più classico dei fulmini a ciel sereno. Un ko per certi versi meritato: reparti slegati l’uno dall’altro, poca corsa, zero intensità, poche giocate e freddezza sotto porta lasciata a Milano. Il Sassuolo ha fatto la sua partita: Duncan e Magnanelli hanno tenuto corta la squadra, Berardi ricordava il giovane fenomeno degli anni passati e Boateng falso nueve ha creato grattacapi a De Vrij e Miranda.
NESSUN ALIBI, SOLO LAVORARE SODO
Nessun alibi. Da qui devono partire gli uomini di Spalletti. C’è e ci sarà ancora molto da lavorare: i nuovi arrivati devono amalgamarsi con l’ossatura della squadra, i reduci dai mondiali avranno a disposizione questa settimana per ritornare in forma. “Gli alibi sono per i perdenti” diceva il tecnico lo scorso mese di gennaio, quando l’Inter era in piena crisi e non riusciva a trovare la via per ripartire. Il lavoro svolto in quelle fredde settimane invernali, a testa basse, facendosi scivolare addosso le critiche, ha portato la squadra nell’Europa di prima classe. Le potenzialità di oggi sono nettamente superiori a quelle di ieri, ecco perché non si deve costruire un “caso Inter” o un inizio di crisi. Dirigenza, staff, giocatori e soprattutto tifoseria devono remare nella stessa direzione: i risultati ottenuti al botteghino devono essere ripagati sul campo, la forza di SanSirosarà soprattutto in quei 60.000 che si sono accaparrati il biglietto per la sfida contro il Torino. Il bello del calcio è proprio questo: la domenica si gioca di nuovo, si possono correggere gli errori e ripartire da zero.
COSA SERVE E COSA SI DEVE MIGLIORARE
Lucidità, brillantezza e velocità. Tre dettagli indispensabili nel vocabolario dell’allenatore di Certaldo. Tre imperativi che sono mancati con il Sassuolo. Lo sterile possesso palla e le brevi fiammate di Perisic nel secondo tempo non sono bastate a trovare la via della rete. Ma qualche nota positiva e migliorabile c’è stata, ed ha un nome ed un cognome: Kwadwo Asamoah. Il “tuttocampista” ex Juventus, eletto migliore in campo per i nerazzurri, ha fatto vedere buone cose: fisicità, intelligenza tattica e duttilità. Affidarsi a giocatori esperti come il ghanese, in attesa degli strappi di Nainggolan e della consacrazione dei nuovi acquisti, gioverà molto alla squadra che è ancora alla ricerca della miglior forma e della miglior identità.