Le premesse per un nuovo passo falso c’erano tutte. Indisponibilità dell’ultimo momento, titolare e rispettivo sostituto acciaccati, con uno dei due addirittura in tribuna. Proprio il capitano e bomber Icardi, a secco in stagione e atteso finalmente al primo timbro. E con il figlioccio Lautaro malconcio, impossibilitato a farlo rimpiangere.
Eppure delle risorse erano state recuperate. Invocato ad alta voce dai tifosi, con curiosità dagli addetti ai lavori e in speranzoso silenzio da Spalletti, Nainggolan scendeva in campo. Acquistato agli albori del mercato, il suo arrivo è pian piano passato sotto traccia: infortunio in preparazione e incontrastate voci sul sogno Modric lo hanno quasi relegato sullo sfondo. Quando però il croato è rimasto a Madrid tra denunce e minacce, son bastate due partite deludenti per desiderare che il Ninja facesse la sua frettolosa comparsa. Che è arrivata come tutti se la auguravano: incisiva e determinante. Non tutto è andato storto in questo inizio di stagione. Nainggolan si è presentato come meglio non poteva. Magari arrancando in alcuni frangenti, non mostrando sempre l’esplosività che lo ha contraddistinto, ma colpendo alla sua maniera. Di destro, con un tiro forte e preciso. E salutando il nuovo pubblico con rispetto, con un devoto inchino. A testimonianza di chi è consapevole della nuova e prestigiosa responsabilità della sua carriera, nostalgie a parte.
Nainggolan ha avuto il merito di portare in vantaggio l’Inter. E, di conseguenza, di aprire le acque della difesa del Bologna, arroccato fin lì senza troppo pudore dalle parti del suo portiere. Ed è qui che la velocità e la tecnica degli uomini offensivi in bianco si è sprigionata in tutta la sua potenza. Perisic ha arato la fascia come sa e può e Candreva, dalla panchina, ha ricordato a tutti di esistere. Goal liberatorio dopo oltre un anno e altre giocate in scioltezza. A dimostrazione che, se nuove risorse sono arrivate per alzare il livello qualitativo, e De Vrij e Politano continuano a dimostrarcelo, quelle vecchie non si rassegnano ad essere appartate ma anzi, ambiscono a essere riscoperte e rimodellate. Come un Gagliardini dinamico e mordente a centrocampo.
Vecchio e nuovo devono ancora conoscersi per bene ed amalgamarsi con armonia. Oggi si è visto più di qualcosa, corroborato da un risultato positivo e che fa dormire sonni tranquilli in vista della sosta. Un passo essenziale per continuare a costruire un’Inter diversa, che accolga le sue novità senza smettere di valorizzare ciò che già possedeva. La strada per proseguire il cammino iniziato lo scorso anno.
This post was last modified on 1 Settembre 2018 - 20:36