Assurda, in quanto insolita, la sensazione di poter pensare: “Inter, hai fatto esattamente il tuo dovere”. Perché, per restare aggrappati al sogno europeo, servivano sei punti nei primi 180 minuti del girone. I nerazzurri si presentavano al sorteggio di questa nuova Champions League come mina vagante, come squadra di quarta fascia che però è al tempo stesso l’ultima squadra italiana ad aver vinto il torneo. Insomma, incognita temuta da molti, vista comunque la storia non così remota dal club, fatta di successi in Italia, in Europa, nel mondo. Barcellona, Tottenham, PSV. Insomma, poteva andare meglio. Questo si disse il giorno in cui la Dea Bendata ha formulato i gironi per la stagione 2018/19: ma per l’Inter questo non poteva essere un problema. Perché già poter essere di nuovo in Champions League è una conquista senza precedenti negli ultimi sei anni, perché tornare a giocare certe sfide è soprattutto un onore, perché sappiamo che i nerazzurri nel loro DNA preferiscono sfide ardue piuttosto che rivali agevoli sulla carta. Perché, senza Vecino staremmo forse raccontando una storia diversa.
LA SVOLTA INATTESA
Vecino, proprio lui, l’artefice della clamorosa vittoria contro gli Spurs: è stato quello il successo che fin qui ha fatto svoltare la stagione dell’Inter. La squadra di Spalletti veniva dal brutto ko interno contro il Parma. Brutto anche se sfortunato, ma ricordava molto i fantasmi delle stagioni tribolate vissute con i vari allenatori che si sono susseguiti a tempo di record nelle ultime annate milanesi. E pensare che la rimonta contro gli inglesi è partita da un calcione sulla schiena di Icardi che poi è rimasto fuori area per battere a rete l’assist di Asamoah. E il resto è storia. Anche ieri la partita non è iniziata su binari favorevoli perché il PSV in casa non perdeva da ben 15 mesi e un caso non poteva essere perché vincere 20 delle ultime 23 sfide casalinghe non è mai un caso. Eppure anche al gol di Rosario i nerazzurri non si sono scomposti e hanno continuato a fare la loro onesta partita con occasioni da gol a raffica e le due reti che hanno smontato anche il giocattolo di Van Bommel. Ora dall’alto di questi sei punti si può pensare agli affascinanti 180 minuti contro il Barcellona, in memoria di sfide d’altri tempi.
Con un po’ di fortuna, tanta determinazione e con una buona dose di personalità l’obiettivo iniziale è stato raggiunto. La strada è ancora lunga e in salita, ma quanto caspita è bello poterla ripercorrere!