La passione per il football valica i confini più remoti del mondo. Dalle praterie della Pampa argentina fino allo sterrato, tutto fango e polvere, dei villaggi Africani. A Napoli, il 9 settembre del 1988, nasce l’ennesimo bambino con un sogno nel cassetto: diventare calciatore professionista.
Figlio di un pizzaiolo, da cui imparerà l’arte, un fratello gemello con cui ha condiviso mille esperienze:”Siamo uguali in tutto, stesso ruolo e stessa classe a scuola: solo che lui a volte veniva interrogato anche al mio posto” spiega, tra una risata e l’altra Dario, il fratello gemello. La passione per il calcio nella famiglia D’Ambrosio viene da lontano:”Nostra mamma ci ha spinto a provarci fino alla fine, lei è stata parecchi anni nel giro della nazionale femminile” chiosa Dario.
Per Danilo il sogno è diventato realtà: ha sgomitato, ha inghiottito bocconi amari, ma ora si gode la sua quarta stagione in maglia interista. La freccia nerazzurra continua a spingere, come faceva nel quartiere quando si divertiva con il fratello. “L’Inter era un sogno lontano, ora un obiettivo raggiunto. Sono orgoglioso di essere qui“. Bravo D’Ambro, lo siamo anche noi.
Siamo a giugno inoltrato, le scuole sono terminate e si può solamente pensare al pallone. Lo Sporting Caivano tessera due ragazzi. Sono identici:”Un bel giorno la signora D’Ambrosio, abile calciatrice della zona, ci porta i suoi due figli per iscriverli, Dario e Danilo“, spiega il presidente e fondatore Giuseppe Annibale. Il legame tra gemelli è misteriosi, condividono tutto sin dal grembo materno ed ovviamente non c’è spazio per la gelosia:”Hanno riempito la bacheca di trofei, vivevano letteralmente in simbiosi. Danilo era il mio numero 10, un centrocampista avanzato, poi per caso l’ho messo laterale e da lì non si è più mosso“- continua Annibale.
Il salto arriva subito: entrambi i ragazzi vengono ceduti alla Salernitana poi, complice il fallimento del club granata, il Chelsea mise nel mirino Danilo. Ma il padre rifiutò e i due D’Ambrosio risalirono il Tirreno, seguirono il corso dell’Arno ed arrivarono a Firenze, su precisa richiesta di Pantaleo Corvino. Il 2008 fu un anno speciale: per la prima volta le strade dei due ragazzi si divisero; Danilo passò al Potenza e l’anno dopo venne acquistato dalla Juve Stabia. Con le “vespe” gioca un grande calcio: il sogno si stava per avverare.
A metà gennaio 2010 passa al Torino. Il ragazzo è ancora giovane, ha un buon passo ed una discreta tecnica di base. I primi due anni di apprendistato lo forgiano anche dal punto di vista caratteriale, ma è nella stagione 2011-2012, agli ordini di Gian Piero Ventura, che l’esterno esplode. Ottenuta la promozione nella massima serie, esordisce a Siena il 26 agosto del 2012. La sua prima stagione di Serie A è fantastica: viene premiato come ‘Giocatore rivelazione dell’anno’ dai tifosi granata e sulle sue tracce si mettono club più prestigiosi: Napoli ed Inter su tutti. L’offerta di Ausilio si rivelò più convincente: il treno per Milano Centrale era in partenza e la svolta della carriera ad un passo.
La soddisfazioni con la nuova maglia sono tardate ad arrivare, in compenso la compagna di sempre, Enza de Cristofaro, gli ha dato alla luce il primogenito Leonardo il 28 febbraio 2017. Sotto le gestione Spalletti, D’Ambrosio, è diventato un titolare inamovibile: la sua duttilità fa molto comodo; può giocare a destra, a sinistra ma anche come centrale di una difesa a 3. In fase di spinta potrebbe migliorare ma, sia in fase difensiva che sui calci piazzati è diventato un vero e proprio fattore: questa stagione contro la Fiorentina e la stagione scorsa contro Genoa e Milan ha regalato all’Inter vittorie fondamentali. L’ultimo sogno rimasto lo realizzò contro i Paesi Bassi: Gian Piero Ventura lo inserì a partita in corso. Fu festa grande in casa D’Ambrosio, ma fu festa grande anche per ogni tifoso interista: dopo tanto sudore, l’ex numero 10 dello Sporting Calvano, esordì in nazionale.
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