L’Inter è fisica, muscolare. Un complimento, una verità conclamata, ma a volte una riduzione semplicistica. L’Inter di Luciano Spalletti sa anche giocare. Ce n’eravamo accorti col Milan, nonostante per molti il derby sia stato uno spettacolo tecnico rivedibile. Eppure qualcuno aveva provato a rendere la partita più godibile e frizzante.
Ieri, contro la Lazio, anche i più scettici hanno dovuto rivedere i loro fissi schemi mentali. Anche senza Nainggolan, simbolo dell’Inter prestante, i nerazzurri hanno saputo organizzare un piano partita efficace e poco scontato. L’inserimento del più tecnico e leggero Joao Mario, in un 4-3-3 che si è fatto apprezzare molto, è stato il paradigma di una squadra che ha dominato col possesso. Facendo circolare il pallone nei tempi e modi giusti, pigiando sull’acceleratore o sul freno a seconda del momento. Infierendo su una Lazio orgogliosa, ma mai apparsa con le redini della sfida in mano, eccezion fatta per gli ultimi minuti.
La presentazione del derby era stata la proposizione di due modelli contrapposti: la brutalità fisica dell’Inter contro la tecnica sopraffina del Milan. Il campo aveva poi mostrato, con puntuale legge del contrappasso, come fossero stati Brozovic e compagni a puntare su un’interpretazione più tecnica della partita, lasciando agli avversari la parte degli aggressivi, dei lottatori. Coronata la supremazia del gioco dal goal di Icardi, una settimana dopo è avvenuta un’ulteriore dimostrazione di quanto, in questa Inter, gli aspetti della tecnica individuale e della coralità del gioco contino come e quanto quelli della prestanza atletica e della stazza fisica. Perché l’imperiosità di Perisic e Vecino nel vincere i loro duelli in area è stata resa possibile dalla verticalizzazione fulminea di Politano. Perché lo scambio tra Perisic e Borja Valero che porta al terzo goal è il preludio perfetto alla prodezza meramente tecnica di un grande centravanti. Un bomber che spesso mostra gli artigli, ma sa tirare a lucido il proprio fioretto quando serve.
L’Inter vince, ma non solo perché sa portare l’episodio decisivo dalla sua parte con la forza della volontà. Perché sa imporsi anche con le qualità dei suoi giocatori e del suo allenatore. Perché da ieri, oltre a vincere, riesce anche a dissipare i dubbi dei più scettici e a convincere pure loro.