L’unico modo per provare a mettere da parte la beffa di pochi giorni fa contro il Chievo Verona era vincere con Napoli. C’era poco da fare. La rete dell’eterno Sergio Pellissier in pieno recupero in quel del Bentegodi aveva fatto vacillare ancora una volta la posizione di Luciano Spalletti, mai così tanto (e immeritatamente) nell’occhio del ciclone nonostante il terzo posto in campionato. Eppure serviva una svolta proprio contro il Napoli secondo della classe per riguadagnare subito credibilità.
PRESTAZIONE DI GARRA
La vittoria contro gli azzurri in campionato era diventata una chimera: l’unico successo era datato 16 aprile 2016 con un 2-0 firmato da Icardi e Brozovic. Per il resto solo pareggi e vittorie campane fra il Meazza e il San Paolo. Insomma, bisognava invertire il trend e farlo in un momento tanto delicato della stagione poteva essere ancora più importante. Perdere avrebbe significato dire forse addio al secondo posto e vedere le concorrenti per la Champions League meno lontane. Pareggiare avrebbe lasciato tutto sommato la situazione invariata ma senza riuscire a ripagare quel panettone andato di traverso nell’antivigilia. Allora serviva di più. I 94 minuti visti contro il Napoli danno dunque questo segnale forte: l’Inter c’è, ma non solo. I nerazzurri saranno ancora inferiori agli azzurri nell’arco di una stagione ma non più nella singola partita. L’Inter può vincere e perdere contro chiunque, lo sappiamo, ma prima era più propensa a perdere con tutti che a poter vincere (potenzialmente) con tutti.
LE SCELTE DI SPALLETTI
Una delle principali accuse mosse dai detrattori di Spalletti è quella di non prendere mai le scelte corrette a partita in corso, e talvolta nemmeno a inizio partita. Contro la squadra di Ancelotti è andato in campo l’undici più adatto possibile per provare a mettere in difficoltà Insigne & co, perché anche le scelte di D’Ambrosio (più difensivo di Vrsaljko) e Borja Valero (più tecnico di Vecino) hanno premiato. Sostituzioni confusionarie? Mai come ieri no. Pensate alla rete del vantaggio nerazzurro: cross di Keita, velo di Vecino, tiro di Lautaro Martinez. I tre subentranti hanno letteralmente confezionato il regalo natalizio da tre punti per il tecnico nerazzurro. Con qualche tifoso in più ieri pronto a salire sul carro di Luciano e, chissà, anche su quello del Toro.
EL FUEGO DEL TORO
Già, il Toro. Proprio quel numero 10 spesso criticato nelle ultime partita perché poco grintoso nei pochi minuti concessi, ieri è stato decisivo con quella zampata che ha trafitto Meret quando tutto sembrava quasi finito. E il fuoco negli occhi dopo il gol è una indicazione fortissima di quanto questo ragazzo voglia far bene con questa maglia. Non venite più a dirci che solo il colore rosso risveglia il furore del toro. Giocherà di più da questo momento? La tattica dice di no perché una squadra non si può stravolgere per un singolo; il cuore forse sì, perché questo ragazzo ha la cattiveria e la qualità di chi vuole spaccare il mondo. Ai posteri l’ardua sentenza, con buona pace del suo papà.