Era il 1952 quando Ernest Hemingway pubblica il suo romanzo breve ‘Il Vecchio e il Mare‘. Un romanzo unico nel suo genere, premiato anche con il Nobel alla letteratura nel 1954. Un romanzo che racchiude tutto ciò che ruota attorno alla vita di un altro ‘vecchio’: Borja Valero, il protagonista di questa storia. Sarà per la barba folta, per gli occhi di un azzurro mare intenso, o semplicemente per la calvizia, ma il centrocampista dell’Inter ricorda molto il personaggio di Hemingway.
Coraggio, tenacia e fusione con la natura o, nel caso di Borja, fusione con la palla. Nascere nel decennio più florido del calcio spagnolo, lasciare Madrid ed il suo fenomenale settore giovanile per attraccare al porto di Maiorca, girovagare sull’isola britannica e tornare in provincia, sempre in Spagna. Solo con coraggio, tenacia e passione si possono affrontare queste sfide. E non importa a nessuno se alla fine il vecchio Borja rimarrà con una lisca in mano. Il suo racconto ci ha già emozionati.
DA MADRID ALLA PROVINCIA: IL PRIMO BORJA
Nasce a Madrid, il 12 gennaio 1985. Agli albori di quello che sarà definito ‘il decennio d’oro‘ della nazionale spagnola. Ad aprire le danze fu Xavi, passando poi per Iniesta, Xabi Alonso ed infine con Isco: una vera e propria carovana di fenomeni. Abili con la palla tra i piedi, intelligenti e terribilmente belli da vedere. Anche Borja fa parte di questa cerchia ristretta: lui è però un ‘poeta secondario‘, uno di quelli che non si studiano a scuola, piuttosto se ne sente parlare in qualche caffè o in alcune lezioni supplementari.
A Madrid è il leader tecnico della squadra Castilla, vince il campionato e debutta sia in Liga che in Champions League, sostituendo un certo Miguel Angel Nieto, dimenticato centrocampista del Real Madrid. Poteva essere l’inizio della più bella storia d’amore, ma il futuro è beffardo e costringe Borja Valero Iglesias a trovare fortuna su due isole: le due tappe fondamentali del primo Borja, senza barba e con i capelli. Prima Maiorca, dove gioca con regolarità e guadagna ulteriore fiducia nei suoi mezzi e poi l’Inghilterra, a sud, nella città di West Bromwich.
Era il 2008, e i suoi connazionali più famosi iniziavano uno dei cicli più vincenti delle squadre nazionali in qualsiasi sport: mentre Puyol, Xavi ed Iniesta alzavano al cielo il secondo Europeo della Spagna, il giovane Borja Valero trionfava in campionato e veniva riscattato per 5 milioni di sterline.
VILLAREAL, FIRENZE E UN TATUAGGIO
Le performance in Inghilterra non sono delle migliori al suo secondo anno, così la società biancoblu decide di rispedirlo alle Baleari: nell’anno e mezzo trascorso sull’isola diventa il miglior calciatore spagnolo dell’anno, piazzandosi dietro solamente a Lionel Messi.
Il tempo sull’isola è scaduto e Borja ritorna in Spagna: altra ‘provinciale’, il Villareal. Nella Comunità Valenciana è accolto subito con grande clamore, lui, persona timida ed introversa sembra quasi chiedere il permesso per fare tutto. I due anni in maglia gialla sono molto produttivi a livello personale: ‘Quiet Man‘, nomignolo datogli da Raul Garrido, suo allenatore al Villareal, gioca bene sfornando assist ed andando spesso a segno; nell’unico modo che conosce: a due tocchi, di precisione e senza forza, sempre in maniera intelligente. La squadra, benchè ricca di grandi giocatori come Gonzalo Rodriguez, Giuseppe Rossi e Diego Lopez, retrocede in Segunda: l’esodo ha inizio e Borja trova la sua Terra Santa in Italia, nella città che ispirò Dante e Boccaccio.
Firenza. La Fiorentina e l’amore a prima vista. Difficile non innamorarsi di questo splendido gioiello incastonato nel centro dello Stivale. Le passeggiate sul Ponte Vecchio, le visite agli Uffizi o le semplici partite di golf assieme all’amico fiorentino Nicola Badalassi. Poi c’è il Franchi, la Fiesole e le decina di migliaia di gigli viola che esultano ad ogni sua giocata. ‘Il Sindaco‘ sembra essere nato a Firenze: schivo, riservato ma sempre pronto alla battuta. Con Montella e Paulo Sousa diventa il faro del centrocampo viola, viene inserito nella Top11 della Europa League e si guadagna il rispetto in tutta Italia.
“Sulla mia pelle per sempre“. Questo sarà l’ultimo ricordo di Borja Valero a Firenze: un piccolo tatuaggio, con le coordinate della città, per non dimenticarsi mai. Per non perdersi più. L’amore inequivocabile tra lui e la città ha trovato contro il pragmatismo degli affari e delle ambizioni della presidenza Della Valle. Luciano Spalletti ringrazia e, da buon toscano, si porta a Milano Borja Valero. La prossima tappa si chiama Inter, San Siro lo aspetta.
INTER, MILANO E DOVE NON TI ANNOI MAI
Cercava calma forse, cercava una città a misura d’uomo, una città tranquilla ai piedi delle Alpi. La storia del Vecchio e della sua palla si arricchisce di un nuovo, importante, capitolo. Sono ormai due anni che Spalletti ha scritto sul Moleskine il suo nome. La presidenza Zhang lo ha accontentato e Borja è arrivato assieme all’amico Matias Vecino.
La prima parte di stagione è giocata a fuoco da entrambi: praticamente il centrocampo di Sousa ridisegnato con le maglie nerazzurre. Ma il campionato è lungo e la strada percorsa durante la carriera si fa sentire. Vecino e Borja spariscono un po’ dai radar, il primo per infortunio e il secondo per dare spazio al più fresco e giovane Rafinha. Il contributo è comunque ottimo, la zuccata dell’uruguagio sancisce il quarto posto che significa Champions League.
11 anni dopo, dopo aver sostituito Miguel Angel Nieto Borja, torna a casa, sul palcoscenico principale, con gli altri ‘poeti più famosi’: la Champions League. Il lungo peregrinare di questo fantastico giocatore non è ancora finito: etichettato come ‘rincalzo’ da parte della stampa, è riuscito a ritagliarsi il ruolo di ‘dodicesimo uomo‘; le ottime prestazioni contro Milan, Tottenham e Lazio lo rendono ancora, sempre, insostituibile. Il vecchio innamora e si fa voler bene. Avrà sicuramente un fisico poco adatto a correre per 90′, ma quando la palla è tra i suoi piedi è davvero difficile pensare di rubargliela. Muchas Gracias Borja, per tutto quello che hai fatto e che farai.