Ernesto Paolillo, durante un intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha parlato della sua vecchia società, l’Inter; l’ex direttore generale ha affrontato numerosi argomenti, come il fair play finanziario, il settore giovanile nerazzurro e le voci che girano riguardo un possibile arrivo di Conte.
L’argomento principale di un’intervista concessa da Paolillo non può che essere l’aspetto economico del calcio; in particolare, nell’articolo pubblicato oggi dal Corriere dello Sport, il banchiere ha parlato di un tema molto rilevante, il fair play finanziario.
“Il Fair play finanziario oggi funziona al 70%.” – ha affermato l’ex dirigente – “Ha risolto i problemi principali per i quali era nato, cioè i forti indebitamenti delle società di calcio verso le banche e verso altre società, e ha risolto il problema dei pagamenti delle pendenze di ogni tipo verso i dipendenti.”
L’ex direttore generale interista, però, non esita ad indicarne i difetti: “Manca un incentivo per i nuovi investitori, per chi si avvicina al nostro mondo. Una sanatoria che permetta non maggior libertà, attenzione, ma maggior respiro. Altrimenti il nostro diventa un mercato spento, troppo chiuso e soffocato.”
Impossibile, poi, non toccare l’argomento Inter. Innanzitutto il dirigente parla del settore giovanile, elogiando in maniera particolare un elemento della rosa nerazzurra: “Nel settore giovanile dell’Inter, che ovviamente conosco bene, c’è un ragazzo che è un fenomeno, si chiama Sebastiano Esposito, è un 2002, gioca nell’Under 17 che abbiamo appena ammirato agli Europei. Mi creda, stiamo parlando di un potenziale campione di primissimo piano.”
Paolillo, però, sembra quasi preoccupato per il futuro del giovane: “Se continua a crescere nel sistema italiano finirà per perdersi, ne sono convinto. Deve trovare allenatori che credono in lui, una società che sa come gestirlo, un campionato competitivo dove può migliorare. Ne ho visti tanti, anzi, ne ho vostri troppi in questi anni, di grandi promesse mai divenute realtà.”
Per il banchiere l’esempio lampante del trattamento riservato ai giovani dal sistema italiano è un altro giocatore interista: “Ce l’ha presente Pinamonti? Appunto, ha già vent’anni e sta – con tutto rispetto – al Frosinone. Ma lei vede i talenti inglesi o spagnoli dove sono a vent’anni? Pinamonti è un giocatore che poteva esplodere molto prima. Ma ha perso tempo, non per colpa sua. Gioca a Frosinone in una squadra che ha dovuto prima di tutto pensare a difendersi. Migliori poco, così. Devi stare con quelli bravi, devi acquisire competenze.”
Insomma, secondo il dirigente, il calcio italiano non si rende conto dell’importanza dei suoi giovani: “Il vero patrimonio italiano è il settore giovanile. E’ lì che bisogna intervenire. Creo il talento, lo cedo e faccio una plusvalenza o lo porto in prima squadra e lo faccio giocare. Creo ricavi economici o sportivi. Ma in Italia è sbagliata la gestione dei talenti.”
This post was last modified on 26 Maggio 2019 - 10:56