SpazioInter’s Stories – Samuel Eto’o, l’affare del secolo è il Re Leone

Quando è uscita la notizia, nel luglio 2009, in molti nell’universo nerazzurro non ci credevano. Samuel Eto’o all’Inter? Nah, saranno voci di corridoio: “Figurati se Eto’o viene da noi“. Poi però il Barça fa sul serio per Ibrahimovic e si aprono le porte per l’arrivo ad Appiano Gentile del camerunense da una vita in Spagna. 46 milioni di euro + Samuel Eto’o (paradossalmente valutato 20) = Zlatan Ibrahimovic in blaugrana.

L’equazione dell’affare del secolo per i nerazzurri, però, non si ferma qui, poichè dopo quell’uguale sarebbe meglio inserire un “Zlatan Ibrahimovic in blaugrana, senza vincere la Champions“. Zlatan, come raccontato da lui stesso, aveva avuto una chiacchierata con Josè Mourinho prima di prendere il volo in direzione Catalogna: “Ehi, Ibra! Tu vai al Barça per vincere la Champions, vero?” – chiese lo Special One – “Sì, anche per quello” – rispose Ibra – “Ma sai, saremo noi a portarcela a casa, non dimenticarlo. Saremo noi“. Il resto è leggenda, e lo è anche grazie a quella contropartita tecnica, che a Milano già esaltavano come idolo della Nord. A Milano era arrivato Samuel Eto’o, l’uomo che sposerà la causa Inter talmente tanto da giocare (in emergenza, ma egregiamente) da terzino sinistro.

PREDESTINATO: A 15 ANNI LA CHIAMATA DAL REAL..

Samuel nasce il 10 marzo del 1981 a Nkon, un quartiere della periferia di Yaoundé, la capitale del Camerun. Inizia a giocare nella Kadji Sports Academy e a 15 anni riceve la chiamata della vita: il Real Madrid lo acquista e lo rende il giocatore cardine della sua squadra B, che però retrocede in Segunda División B, la Serie C spagnola, che non ammette calciatori extracomunitari. Tra il 1997 ed il 1999 gira tra Leganés, Espanyol e la prima squadra del Real, dove debutta a 18 anni nella trasferta di Champions League contro il Molde FK, in Norvegia. Vicente del Bosque, però, non crede in lui ed il Real lo cede al Maiorca: a Madrid si stanno ancora mangiando le mani.

Con la maglia dei Los Bermellones (da “Bermellón”, che equivale ad un colore tendente all’arancio scuro, simile alla divisa della squadra di Palma di Maiorca), Eto’o scrive la storia: in 4 anni disputa 133 partite e segna 54 gol, diventando il marcatore più prolifico nella storia del club; inoltre, conquista anche il suo primo trofeo in un campionato europeo (aveva già vinto l’oro olimpico a Sidney 2000 e due Coppe d’Africa, nel 2000 e nel 2002): il 28 giugno 2003 sigla due dei tre gol con cui il Maiorca asfalta il Recreativo Huelta, laureandosi vincitore della Copa del Rey, la prima nella storia del club isolano.

26/08/2004: INIZIA LA LEGGENDA BLAUGRANA

Alla Ciutat Esportiva Joan Gamper, il centro sportivo blaugrana, stavano pensando di portare quel 23enne camerunense da record in Catalogna. La squadra allenata da Frank Rijkaard non aveva ancora scoperto di avere in casa uno dei giocatori più forti di sempre, il piccoletto argentino; inoltre, il reparto offensivo poteva contare su Javier Saviola e su Patrick Kluivert, reduce da una deludente stagione da soli 8 gol in 21 presenze. Bisognava tornare in cima alla Liga ed i blaugrana decisero di creare una micidiale coppia d’attacco: a Ronaldinho si aggiunse il Re Leone, che nella prima stagione al Camp Nou sigla la bellezza di 25 gol (con 5 assist) in 37 partite, andando a sfiorare il Pichichi, vinto da una vecchia conoscenza interista, l’uruguagio Diego Forlán, ai tempi al Villareal.

Nella prima stagione con gli azulgrana vince la Liga, mentre nell’annata 05/06 viene votato come miglior giocatore nella finale di Champions League di Parigi contro l’Arsenal, vinta dal Barça: è la prima delle sue tre Champions.

Dopo due infortuni in due anni (una rottura del menisco ed uno muscolare, rimediato nel Trofeo Gamper 2007 contro l’Inter), Guardiola decide di metterlo sul mercato nell’estate 2008. Tuttavia, non è ancora arrivato il momento dell’affare del secolo: Samuel rimane a Barcellona e conquista il primo Triplete della sua carriera, sfiorando ancora il Pichichi, battuto nuovamente dal Cacha Forlán. Ma torniamo all’inizio della nostra storia.

ETO’O E SAN SIRO: È SUBITO AMORE

Che dire dell’avventura di Samuel Eto’o in nerazzurro? Ogni parola risulterebbe sprecata, inutile, scontata. Forse, però, la definizione migliore alla stagione 2009/2010 del nativo di Nkon la si può dare con una parola: sacrificio.

Parliamo di sacrificio quando il 28 aprile 2010, con l’Inter che doveva difendere un 3-1 contro gli alieni del Barcellona, Samuel giocò al Camp Nou, inondato di fischi dai suoi ex tifosi, da terzino sinistro. Parliamo di sacrificio quando sintetizziamo la carriera di Eto’o, che si chiude come un cerchio perfetto nella sua casa originaria, nel posto che in un primo momento l’ha accolto in Europa, ma che subito dopo non ha esitato a scartarlo: il 22 maggio 2010 Samuel Eto’o serve su un piatto d’argento la sua vendetta ai Blancos, vincendo per il secondo anno di fila il Triplete al Santiago Bernabeu. Eto’o è l’unico giocatore ad aver vinto per due anni di fila il Treble, per di più con due squadre diverse.

L’anno successivo arriva Rafa Benítez sulla panchina meneghina, dopo il triste addio di Josè Mourinho. Eto’o non ha un buon rapporto con l’allenatore spagnolo, ma l’amore per l’Inter supera ogni cosa. I trofei conquistati diventano 5 grazie a due prestazioni magistrali del camerunense; il 21 agosto l’Inter batte la Roma con una doppietta del Re Leone e conquista la Supercoppa Italiana (attualmente Eto’o è capocannoniere della competizione assieme a Del Piero, Shevchenko, Tévez e Dybala), mentre il 18 dicembre viene messa la ciliegina sulla torta alla stagione dei record: l’Inter è campione del Mondo e dopo la rete del momentaneo 2-0 contro il Mazembe, Eto’o festeggia con l’ormai iconica esultanza delle buste della spesa, che Materazzi ha spiegato nel 2011: “Volevamo solo sottolineare che Samuel a ogni finale porta una busta di gol, senza nessun altro riferimento“. Be’, tutto qui? Sì, perchè l’Inter di quegli anni si divertiva con poco e collezionava trofei come fossero figurine.

Samuel chiuderà la sua avventura all’Inter con una delle migliori stagioni della sua carriera a livello realizzativo: 37 centri stagionali. In nerazzurro 102 partite, 53 gol, la Manita (Scudetto, Champions, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Mondiale per Club), ed un’altra Coppa Italia, vinta con una sua doppietta nel 3-1 al Palermo. Iconico.

DOPO L’INTER, ANCHE UN’AVVENTURA ALLA SAMPDORIA

La sensazione è che dopo il suo milionario trasferimento all’Anži (in due anni ha percepito 41 milioni di euro), la carriera del Re Leone abbia subito una drastica discesa. Ciononostante, fino ad oggi ci sono stati anche momenti di gloria per Eto’o.

In Russia, ad esempio, ha avuto una media di un gol ogni due partite; il 29 agosto 2013 ha ritrovato il suo maestro Josè Mourinho a Stamford Bridge, dove si è fatto perdonare dai tifosi Blues dopo l’epico gol negli ottavi di finale di Champions del 2010; infine, nel 2015 torna in Italia: è il grande colpo della nuova Sampdoria di Ferrero, con la quale siglerà solo due gol in 18 presenze, una delle quali contro la sua Inter.

LA TESTA SEMPRE AL CAMERUN

Oggi, Samuel si trova al Qatar Sports Club, dove sta meritatamente monetizzando una carriera da fuoriclasse. È partito da un poverissimo sobborgo del Camerun ed ha girato mezzo Mondo da protagonista, senza mai perdere il contatto con la sua terra. Dopo aver ricevuto in diverse occasioni cori razzisti ed ululati, ha deciso di diventare ambasciatore UNICEF per fornire la sua testimonianza e le sue esperienze nella lotta al razzismo; nel marzo 2006, ha creato la “Fundacion Privada Samuel Eto’o” per aiutare i ragazzini e giovani del Camerun.

Inoltre, Samuel è una delle icone del calcio del suo Paese, assieme all’immenso Roger Milla. Si trova al secondo posto per numero di presenze con la Nazionale (118, Rigobert Song ne ha 137), è il capocannoniere della storia della Nazionale camerunese con 56 gol, di cui 18 in Coppa d’Africa, di cui è capocannoniere all-time. Infine, è uno dei calciatori africani più vincenti e prolifici di sempre e conta 303 presenze nel campionato spagnolo, anche questo un record.

Dopo aver terminato l’esperienza in nerazzurro, ha detto la sua sul suo trasferimento in Italia: “Mi dissero che il club aveva deciso di mettermi in vendita, o meglio, che lo aveva deciso Guardiola. Beh, lasciandomi partire mi ha permesso di diventare una parte ancora più grande della storia del calcio. E soprattutto ha consentito all’Inter di completare l’affare più vantaggioso della storia del calcio“. Come darti torto, Samuel.

Oggi, a quasi 10 anni dal trasferimento che ha cambiato la storia dell’Inter, celebriamo il Re Leone, che dal 1996 ruggisce fuori e dentro al campo. Non ci resta che ringraziarlo un’altra volta per le emozioni che ha fatto provare al popolo interista.

Per sempre un fratello nerazzurro, merci Re Leone, merci Samuel.

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