“Tu chiamale se vuoi, «emozioni»” cantava Lucio Battisti. E questo deve essere il sottofondo delle interviste a Mourinho quando ricorda i suoi 2 anni all’Inter e quei fantastici giorni in cui arrivarono Coppa Italia, Scudetto e Champions League. Ecco come Josè ricorda quegli ultimi giorni da allenatore dell’Inter.
Intervistato ai microfoni di Live Sport, il mago di Setubal ha ricordato è tornato su quei ultimi 10 giorni all’Inter, i giorni in cui si è scritta la storia: “Potrei ancora piangere. Perché era un miscuglio di molte cose. Prima di tutto la storia. Abbiamo vinto tutto, in 10 giorni abbiamo vinto la Coppa Italia, il Campionato e infine la Champions League: 3 gare in 10 giorni e in 10 giorni abbiamo fatto il Triplete.
Era un club che inseguiva la Champions da 50 anni, 50 anni di generazioni incredibili di giocatori. Se tu pensi ai giocatori che hanno giocato per l’Inter. Negli ultimi 30 anni, tutti i migliori erano lì. Hanno avuto la generazione dei tedeschi campioni del mondo, Matthäus, Brehme, Klinsmann. Poi c’era la generazione dei brasiliani, Ronaldo, Roberto Carlos. Giocatori incredibili hanno giocato per questo club. E le persone aspettavano questo da 50 anni (45 anni, ndr.)”.
Poi l’intervista si sposta sul suo trasferimento al Real Madrid, scelta dolorosa ma necessaria nel mondo del calcio che Mourinho ricorda così: “È stata mia la decisione di lasciare il club, ero molto felice all’Inter, ma avevo un’incredibile sfida davanti a me andando al Real Madrid. Non mi pento di quella decisione, ma è stata una decisione difficile perché stavo lasciando una famiglia, l’Inter era una famiglia.
Ma nel calcio a volte devi essere un po’ freddo nel prendere le decisioni. È una carriera breve, a volte devi prendere delle decisioni difficili e io avevo preso quella decisione prima della finale. Ho affrontato la finale pensando solo alla finale, era troppo importante ed ero focalizzato solo su quella. Quando è finita la partita tutti sono venuti da me ed è stato uno dei momenti più emozionanti“.
Quest’ultima scena ricordata dall’allenatore è racchiusa nell’immagine di Mourinho e Materazzi che appena fuori dal Santiago Bernabeu in quella notte del 22 maggio 2010, si abbracciano e scoppiano in lacrime.
This post was last modified on 20 Settembre 2019 - 18:00