3 novembre 2012: l’Inter espugna lo Juventus Stadium grazie ad una magistrale prestazione degli uomini di Stramaccioni, quando ancora il tecnico romano non era segregato in Iran senza interprete. Inter stellare, sì, ma partita decisamente sottotono: pronti, partenza, via e Juventus in vantaggio; per i bianconeri segna Vidal, servito dal terzino juventino con la 22, quell’Asamoah arrivato dall’Udinese sconosciuto per il pianeta nerazzurro.
Inoltre, il ghanese risulta nettamente in fuorigioco, il che non solo aumenta l’indifferenza nei suoi confronti da parte dei tifosi interisti, ma crea un notevole senso di disprezzo per il neo arrivo nella Torino bianconera.
Passano gli anni, ma la sensazione rimane la stessa: semplicemente, indifferenza. Dopotutto è un tesserato della Juve, non importa molto dalle parti del Naviglio. Tutto fino al 29 marzo 2018, quando la notizia del suo matrimonio con l’Inter diventa di dominio pubblico. L’indifferenza diventa curiosità e subito dopo si trasforma in ammirazione. Facciamo un salto indietro però: il cammino verso l’innamoramento con i tifosi nerazzurri parte nel dicembre 2007.
Parte lontano la storia di questo ragazzo, così tanto da non avere la certezza temporale del suo inizio di carriera. Sicuramente, però, tra i milioni di abitanti nella capitale Accra, non era l’unico a palleggiare con palloni raffazzonati nel miglior modo possibile. I primi palleggi con dei palloni regolamentari (o meglio, che abbiano una parvenza seria) arrivano sui campi del Deportivo F.C. e del Kaaseman, dove inizia a farsi notare.
Il Liberty Prof, una tra le compagini più blasonate del Paese, nota del talento in questo giovanissimo laterale sinistro e lo acquista all’inizio del 2007; gli bastano solo pochi mesi per conquistare l’Europa. A dicembre 2007, infatti, gli fanno un regalo dalla Svizzera: 8 giorni prima del suo 19esimo compleanno il Bellinzona gli prende un biglietto di sola andata verso la Challenge League, la Serie B svizzera.
Certo, non è la Champions League, ma negli occhi di un ragazzo ghanese il Comunale di Bellinzona sembra il Bernabeu, con la speranza, un giorno, di entrarci davvero in una delle arene più blasonate del Vecchio Continente. L’Italia è fisicamente vicina, ma non pensa neanche lontanamente di poter attraversare il confine dopo nemmeno un mese dal suo approdo nel Canton Ticino. E invece arriva il Toro. Il Toro?
Eh sì, Kwadwo ha visto la Mole Antonelliana di due sfumature differenti: non solo bianconera, anche granata. Breve ma intensa, apparentemente irrilevante ma fondamentale: il Torino gli dà la possibilità di giocare e mettersi in mostra, perché la legislazione elvetica frena la sua richiesta di ottenere il permesso di soggiorno e lavoro.
Prestito con diritto di riscatto fissato a tre milioni: questa è la formula grazie alla quale inizia a giocare in granata, nella Primavera del Toro. Gioca solo 4 partite, poche ma importanti per richiamare l’attenzione dell’Udinese, che lo porta in Friuli nel luglio dello stesso anno.
Dopo 1 sola partita in Primavera, Guidolin lo porta dritto in prima squadra, dove ci mette poco a diventare un punto fermo dell’11 titolare. In totale sono 134 le presenze con la prima delle sue due maglie bianconere, condite da 8 gol e 9 assist.
La sua rivelazione ai piani alti del campionato gli vale l’approdo allo Juventus Stadium, dove in 6 anni vince quasi tutto: 6 Scudetti consecutivi, 3 Coppe Italia e 3 Supercoppe Italiane, senza centrare la Champions League. Allegri si innamora di lui e lo definisce così:
Uno di quei cavalli che stanno fermi a lungo, e appena hanno occasione, ripartono a mille.
Alex Sandro, però, gli toglie molta visibilità e lui sposa il progetto nerazzurro. L’Inter lo accoglie a parametro zero e Kwadwo diventa un punto fermo nello scacchiere di Luciano Spalletti: 42 gare tra A e Champions con 2 assist serviti.
Con Conte torna il suo amato 3-5-2 utilizzato sia in Friuli che nei primi anni a Torino: gioca praticamente sulla linea laterale e copre a tutta fascia: l’inizio di stagione è promettente, non resta che aspettare. Ormai Kwadwo ha conquistato San Siro e quel fuorigioco è dimenticato: la redenzione è servita su un piatto d’argento, come un cross dalla fascia sinistra.
This post was last modified on 17 Ottobre 2019 - 19:06