In Italia, da diverso tempo, è nata una curiosa moda: crocifiggere tutto ciò che concerne all‘Inter e osannare senza motivo quello che riguarda altre squadre, specialmente torinesi. Il caso più eclatante degli ultimi mesi è quello di Lukaku. Numero nove di razza quando accostato alla Juventus, bollato invece come paracarro e bidone quando è poi finito all’Inter. Eppure i numeri dicono il contrario.
LUKAKU SEGNA E CONVINCE, MA…
Romelu Lukaku non è Ronaldo o Baggio, questo è palese. Anzi, sicuramente non è quello che nel basket americano chiamano “l’uomo franchigia”. Tuttavia, grande, grosso, a volte goffo, impreciso negli appoggi, rimane un signore giocatore. Criticarlo, specie perché lo si accusa di non buttarla dentro, è qualcosa di ridicolo, ai limiti del fazioso. Il colosso belga, pur con tanti difetti ancora da smussare, ha già segnato 5 goal in 7 partite, non roba da poco. Specie perché l’ultimo attaccante nerazzurro a segnare tanto in avvio fu un certo Diego Milito. Non proprio il primo che passa. A 26 anni nessuno dei principali bomber europei in circolazione aveva segnato tanto, sintomo che il suo mestiere lo sa fare egregiamente.
Quindi perché questo accanimento? Chi lo sa. Certo è che quello che stiamo vedendo finora è il 20-30% del potenziale del ragazzo e, una volta raggiunta la massima condizione, potrebbe iniziare a fare la differenza in un campionato mediamente povero tecnicamente come la Serie A. La vera domanda ora è, se al netto di una prestazione convincente, l’accanimento continuerà. Convivere con il fantasma di Icardi era prevedibile, ma dipingere Lukaku come il problema dell’Inter, specie visto che al momento stiamo parlando di una squadra che ha vinto 7 partite su 8, è abbastanza buffo. Sicuramente Dzeko avrebbe potuto adempiere molto meglio al lavoro di Pivot voluto da Conte, avendo piedi più delicati. Tuttavia bollare come fallimentare l’operazione con lo United è quantomeno ridicolo. Specie se, quando lo scambio Dybala-Romelu sembrava fatto, l’opinione sul valore dell’attaccante era molto, molto differente.
L’importante ora è coccolarsi un attaccante motivato, voglioso di fare e non distratto dalla mondanità o da fattori esterni. Totalmente votato alla causa e fedele all’allenatore, Un autentico gigante buono e non solo di carattere: perché che piaccia a tutti o no, questo è anche molto buono a buttarla dentro. In attesa della prossima “CRISI INTER” a caratteri cubitali o del prossimo mese senza goal (con di mezzo due settimane di sosta del campionato) l’uomo copertina odierno, insieme ad un monumentale Lautaro, è proprio il Muflone d’Anversa!