Dov’è finito il bunker difensivo?
Potrebbe tranquillamente essere questo il quesito del giorno, al termine di una partita sofferta come quella di Brescia. L’Inter tiene fino al triplice fischio, ma non da la sensazione di essere muro invalicabile, come fatto nelle prime giornate.
Balotelli mette i brividi ai nerazzurri in almeno 2 occasioni, Handanovic è costretto agli straordinari e Bisoli, non proprio il clone di Messi, in occasione del gol, manda a spasso praticamente tutto il reparto.
Viene da chiedersi perché. La prima attenuante potrebbe essere il calo fisico. E potrebbe anche starci. L’Inter sta praticamente giocando ogni tre giorni e nella ripresa, concedere qualcosa agli avversari potrebbe essere fisiologico. Ma non basta.
Si potrebbe pensare al turn over che, scomponendo la linea difensiva, crea poi problemi nel ritrovare misure e automatismi. Ma anche stavolta non sembra bastare.
E se il motivo fosse altrove? Se il problema arrivasse dal centrocampo?
L’Inter delle prime giornate di campionato era identica a quella di stasera, ma con una piccola, grande, eccezione: Stefano Sensi. In teoria Gagliardini dovrebbe avere qualità migliori in fase di non possesso e garantire protezione al reparto difensivo. Eppure, dati alla mano, la situazione sembra dire il contrario.
Senza l’ex Sassuolo, i nerazzurri hanno perso una fonte di gioco e l’uomo in grado di gestire i tempi insieme a Brozovic. Sensi sa quando verticalizzare e quando tornare dietro. È in grado di sterzare e far respirare la squadra. In sostanza, cambia il modo di giocare della squadra di Conte.
Con lui in campo, l’Inter ha una soluzione in più. Più pause, più imprevedibilità e soprattutto meno possibilità per gli avversari di alzare il pressing sui difensori. In pratica, baricentro più alto e maggiore possesso palla.
Sicuri che per subire pochi gol servano solo dei grandi difensori?
This post was last modified on 30 Ottobre 2019 - 00:11