Quell’amore nato all’improvviso, ricercato per mesi e scomparso per adulterio dopo un anno e mezzo. Quell’amore che aveva portato l’Inter sul volo diretto verso il Triplete incarnava un unico, quasi scontato, destino: sarebbe nato, inevitabilmente, un matrimonio. Nessuna fede, però: ci si scambiano le ambizioni, il tentativo di riportare in alto i colori nerazzurri in un anno nato male e che si apprestava a terminare peggio. Ma torniamo a com’era nato, quel folle amore. Anzi, meglio definirlo “pazzo”.
Sulla sponda giallorossa del Tevere quella data se la ricordano bene: 25 aprile 2010, Roma-Sampdoria. Si decide un campionato, perché la squadra di Claudio Ranieri (che oggi allena proprio i blucerchiati) può allungare in vetta per mettere la parola fine nella corsa Scudetto con l’Inter di Mourinho; detto fatto, Vucinic mette in mezzo e Totti infila Storari: il secondo Scudetto del Pupone è all’orizzonte? SPOILER: no, perché sale in cattedra il numero 10 dei genovesi con una prestazione da pazzi. Prima la mette di testa su cross dell’ex Cassano, poi va in spaccata per la doppietta che fa inginocchiare i capitolini. Genova è pazza del Pazzo, la Milano nerazzurra si unisce alla celebrazione: l’Inter è nel destino di Giampaolo Pazzini.
Passano i mesi, i trofei, gli allenatori: si passa da un’Inter conquistatrice in Italia e nel Mondo ad una squadra senza identità, rimasta aggrappata alle icone dell’impresa del Bernabeu ed incapace di voltare pagina. Leonardo fa di tutto per migliorare l’umore dei tifosi nerazzurri, ma il 23 gennaio la Beneamata incappa nella quinta sconfitta stagionale, affondata dall’Udinese di Guidolin: serve un innesto di qualità, un attaccante che possa far rifiatare Milito ed Eto’o, che possa far esplodere San Siro con i suoi colpi.
La descrizione è perfetta per il profilo ingaggiato, che si presenta in un San Siro incandescente a fine gennaio 2011. Il calore dei 51.829 spettatori del Meazza, però, si raffredda in fretta: prima Miccoli e poi Nocerino sembrano ipotecare la sconfitta interna contro un Palermo raggiante, ennesimo segnale di una stagione fallimentare. Ad inizio ripresa, inaspettatamente, entra Pazzini: preparate i popcorn.
Doppietta e rigore procurato all’esordio con la 7 della Beneamata: il popolo nerazzurro ha un altro idolo da consacrare.
Nella sua prima parentesi in nerazzurro, quella che porta l’Inter al secondo posto finale dopo un insperato tentativo di rimonta nei confronti dei cugini rossoneri, Pazzini sigla 11 gol e serve 2 assist in 17 presenze. Ogni volta che la palla finisce in rete vi è sempre lo stesso gesto riprodotto anche a Bergamo, Firenze e Genova, facile da imparare anche per il tifo interista: dita verso gli occhi che creano un’iconica V. Era nata a Firenze, dove giocava con Luca Toni:
Lui faceva sempre il gesto dell’orecchio, per dire “ehi, ci sentite?”. Io ho fatto nascere il mio “ehi, ci vedete?”.
Forse avrebbe dovuto farla agli avversari quell’esultanza, che lo perdevano fin troppo spesso di vista in quei mesi in nerazzurro; o forse la doveva fare a se stesso, dopo che l’incantesimo è svanito nel nulla: la stagione successiva è un vero e proprio fallimento, poiché il Pazzo contribuisce solamente con 8 gol in 39 presenze, troppo poche per uno capace di infiammare l’ambiente come lui. Colmo dei colmi, arriva il tradimento, quell’adulterio preannunciato: Giampaolo Pazzini è un nuovo giocatore del Milan.
I due gemelli del gol alla Samp cambiano strada, incrociando quegli sguardi che un tempo sapevano d’intesa e naturale sintonia: Cassano passa all’Inter di Stramaccioni, Pazzini va in quel Milan desideroso di trovare il partner d’attacco perfetto per Pato. Il Pazzo colpisce (24 gol nella sua avventura rossonera, 5 in più rispetto al periodo con l’Inter), ma mai contro il suo passato: addirittura, nelle sei stracittadine contro l’Inter va in panchina in tre occasioni.
Dopodomani, nella sfida degli uomini di Conte contro il Verona, Pazzini non ci sarà, ancora ai box per l’infortunio rimediato a metà ottobre all’adduttore breve della coscia sinistra. L’Inter deve rialzarsi dopo la disfatta di Dortmund, ma il fantasma dell’ex coniuge continua a veleggiare sopra quel San Siro tanto amato in entrambe le sponde del Naviglio.
Giampaolo Pazzini e l’Inter, questione di sguardi.
This post was last modified on 7 Novembre 2019 - 17:00