Era entrato col Borussia Dortmund, guadagnandosi il rigore – poi sbagliato da Lautaro – e già li si era intravisto qualcosa. Voglia, determinazione, speranza anche. Quella di poter urlare davanti a oltre 50.000 persone, che insieme intonano il tuo nome dopo aver visto gonfiare la rete. Non sappiamo esattamente sapere cosa abbia provato Sebastiano Esposito dopo il gol, ma siamo sicuri che sarà stata una sensazione unica.
LA RICHIESTA A LUKAKU, PRELUDIO DI UN RECORD
Siamo al 64′ minuto, Biraghi imbuca in area per Gagliardini che viene steso da Agudelo. Pairetto indica il dischetto e subito Esposito guarda verso Lukaku, con le mani giunte e lo sguardo colmo di speranza. Quella stessa speranza che aleggiava nella mente di tutti i tifosi dell’Inter. Tutti, in fondo, volevano che Esposito tirasse quel rigore.
Il pubblico lo invoca, Lukaku lo guarda e lo chiama. “Vai tu” gli avrà detto, o qualcosa del genere. Forse Esposito non l’ha neanche sentito. Ha preso il pallone, lo ha messo sul dischetto e ha guardato verso la porta. Lo stadio in silenzio, la paura che potesse sbagliarlo affiancata dalla speranza che, invece, lo mettesse dentro. Qualche frazione di secondo, poi l’impatto. Esposito urla, allarga le braccia trionfante correndo verso la bandierina del calcio d’angolo. Attorno a lui tutti i compagni ad abbracciarlo, ad esultare insieme. Esposito non trattiene le lacrime, non deve. Può lasciarsi andare a una gioia senza eguali, mentre San Siro urla il suo nome all’unisono.
È il secondo marcatore più giovane della storia dell’Inter, è il primo gol in carriera tra i professionisti a 17 anni. È stata la favola di Sebastiano Esposito, ed è stata bellissima.