Inter che si lecca le parziali ferite dopo il pareggio interno contro l’Atalanta. Un buon risultato a ben vedere, specie per come si era messa nel secondo tempo, ma che non riesce a non lasciare un po’ di amaro in bocca. Perché contro la corazzata Juve e questa Lazio arrembante, può bastare non essere perfetti?
ESSERE UMANI NON BASTA
Questo è un quesito che probabilmente non sarebbe servito 20, 15 o 10 anni fa. Per quanto i testa a testa siano sempre stati comuni nel nostro campionato, spesso anche fino all’ultima giornata, si aveva sempre il sentore di poter commettere qualche passo falso, certi del fatto che prima o poi sarebbe successo anche agli altri. Una sorta di salvagente occulto che potevi nascondere in fondo al cuore: la certezza di essere umani.
Oggi, con la bulimia juventina che ha contraddistinto le ultime stagioni, si può davvero pensare di poter fallire alcuni passaggi? Di potersi permettere un briciolo di umanità, di zoppicare? Pareggiare contro la squadra nettamente più in forma del campionato non è un delitto, anzi, soprattutto se hai delle assenze pesanti, eppure rischia di diventare un macigno. Non solo per l’onore, perché probabilmente si regala ai rivali il titolo di campioni di inverno proprio all’ultimo respiro, ma anche per i conti di fine stagione. Ogni singolo punto lasciato per strada rischia di rivelarsi fatale e aumenta enormemente la pressione su ogni singola partita e sugli scontri diretti. Perciò bisogna essere onesti e guardarsi allo specchio: si può veramente vincere questa guerra? Può bastare giocarsi ogni singola goccia di sudore e sangue, contro queste macchine?
Essere umani e fallaci, in questo calcio di superuomini, è ormai una catena, un limite che non ci si può più concedere. Ma i miracoli, si sa, non guardano troppo in faccia la logica…