Da Londra alla quarantena ad Appiano Gentile: l’esperienza italiana di Eriksen.
Negli ultimi mesi Christian Eriksen ha vissuto un periodo strano: dal divismo di Londra all’assestamento a Milano fino ad arrivare all’attuale quarantena. Chiuso ad Appiano Gentile, al centro sportivo Suning, il fantasista danese scandisce le sue giornate secondo il programma di Conte e del suo staff. Con campi in cui correre e palestra tutte per sé e due sedute giornaliere da 90 o da 120 minuti ciascuna. Subito dopo colazione lo attende la palestra. Dopo pranzo che, come la cena viene imposta dal nutrizionista secondo una particolare e bilanciata dieta lo attende il campo. In campo può correre e calciare la palla. Un privilegiato se si pensa alla situazione dei compagni. Il tutto viene scandito dalla quotidianità di un film o di un libro, di un tè e di una video-chiamata ai suoi cari. La volontà di Eriksen è di sfruttare questo periodo: un’opportunità per rimettersi in sesto e tornare al top.
Resta il problema della collocazione tecnico-tattica: Conte lo vorrebbe come mezzala nel suo 352 ma come si è visto non è stata una mossa efficace. Al contrario, prima della pausa forzata dall’emergenza Covid-19, si è notato come il talento di Middelfart si trovi a suo agio nel ruolo di trequartista in un 3412 o in un 4312. Nella testa del tecnico leccese Eriksen dovrà essere l’arma in più, quella letale. Una volta sfondato il gioco sulle fasce o a rimorchio degli attaccanti il numero 24 dovrà essere determinante, decisivo perché è quel tipo di giocatore che ha tutto per esserlo: visione di gioco e tiro da fuori su tutti, deve far male, deve essere letale. Non si sa ancora quando il campionato ripartirà ma lui vuole farsi trovare pronto e l’Inter ha bisogno che si faccia trovare pronto: non si può permettere il lusso di aspettarlo ancora per molto.
This post was last modified on 23 Marzo 2020 - 16:38