Biraghi: “Vincere con l’Inter sarebbe un sogno. Il mio idolo? Chivu”

Continua l’iniziativa dell’Inter che intrattiene i suoi tifosi con le interviste social dei calciatori nerazzurri. Oggi, tra tante curiosità e ricordi, scopriamo anche come trascorre la quarantena Biraghi, fresco di nuovo look.

IN QUARANTENA BIRAGHI SI ALLENA E GIOCA CON LE FIGLIE

LA PREMESSA – Fortunatamente io e la mia famiglia per ora stiamo bene. Di sicuro è un momento difficile per noi come per tutti, è normale che il pensiero vada alle famiglie colpite da questo virus e a tutti coloro che stanno lavorando per sconfiggerlo“.

LE NOVITÀ DELLA QUARANTENA – Nella negatività della situazione, la cosa positiva è che si sta di più con la famiglia, si riscoprono le cose normali che non si facevano più, come cucinare, chiamare un amico e stare con i propri figli. In generale credo che sia un momento per riflettere su tutte le situazioni”.

LA GIORNATA IN QUARANTENA –Avendo due bambine, mi sveglio presto la mattina. Aiuto mia moglie, facciamo divertire le nostre figlie e ci dividiamo i compiti in casa. Fortunatamente l’Inter ci ha dato materiale per allenarci a casa, è un modo per sfogarmi molto utile perché noi siamo abituati a stare fuori casa e non dentro“.

NUOVO LOOK – Ho attuato il «fai da te», mi sono sistemato da solo barba e capelli. Quando finirà la quarantena, la prima cosa che farò sarà andare dal barbiere, ho un appuntamento settimanale con lui. Nel frattempo, provo a tenermi in ordine“. Ancora riguardo al suo look, Biraghi svela qual è il suo tatuaggio preferito: “quello che riporta il nome delle mie figlie

PRIMA DEL VIRUS – Durante la stagione calcistica ci alleniamo metà giornata, e l’altra metà sto con la mia famiglia. Mi piace stare a casa o comunque condividere tutto con loro“.

GLI ALLENAMENTI – Seduta di forza la mattina, tapis roulant o cyclette al pomeriggio, ma mi manca correre all’aperto“.

GIOIE NERAZZURRE – Io ne direi due: l’esordio, quando ho indossato di nuovo questa maglia. La seconda è stata il gol in Europa League (contro il Ludogorets, ndr.), anche se mi è rimasto l’amaro in bocca perché non c’erano i tifosi. Mi sarebbe piaciuto esultare con loro, ma non posso dire che sia stata una gioia a metà perché era comunque il mio primo gol con questa maglia”. 

L’INTER DA RAGAZZO – Andavo sempre allo stadio, e l’ho seguita in tv quando sono andato a giocare altrove. Una delle mie gioie più grandi è stata la finale di Madrid, una delle più grandi sofferenze il 5 maggio“. 

IL NERAZZURRO PREFERITO – Ronaldo il Fenomeno, da tifoso è il calciatore che mi ha fatto emozionare più di tutti“.

LA PRIMA VOLTA A SAN SIRO – Era una partita dell’Inter ma non mi ricordo la squadra avversaria. Perdevamo 2-1, io piangevo e volevo andarmene dallo stadio. Poi la sistemò Branca con una doppietta“.

L’AMBIENTE INTER – All’Inter mi trovo molto bene, è uno dei gruppi più solidi con cui ho lavorato. Questo soprattutto grazie ad Handanovic, D’Ambrosio e Ranocchia, ragazzi seri che sanno cosa vuol dire indossare questa maglia“.

IL MOMENTO PIÙ BELLO – Ho avuto tanti momenti positivi e me li sono goduti dal primo all’ultimo. Uno di questi è stato indossare la maglia dell’Inter, il mio sogno da bambino; l’altro vestire la maglia della Nazionale, è stato il massimo“.

IL SOGNO PROFESSIONALE – Vincere qualcosa con l’Inter, per me sarebbe un sogno. Mi ricordo quando l’Inter vinceva e io andavo sempre a festeggiare in piazza. Ogni volta che indosso questa maglia o entro ad Appiano Gentile mi viene in mente quando da bambino volevo essere proprio lì. È difficile descrivere a parole questa emozione, bisogna viverla in prima persona. Io ho sempre dato tutto in ogni squadra, è ovvio che qui gioco da giocatore e da tifoso e quindi provo a dare qualcosa in più rispetto al mio massimo. Sono nato con la maglia dell’Inter, me l’ha messa mia padre. Adesso ne ho una mia a casa, ogni tanto la guardo e ci penso…“.

L’ESORDIO IN SERIE A – Era l’Inter di Mourinho (in realtà del post Mourinho, con Benitez in panchina, stagione 2010-2011, ndr), io ero giovane e ammiravo questi campioni come delle persone inarrivabili. Non mi sembrava di vedere la realtà, mi sembrava di essere un bimbo in un parco giochi“.

I LEGAMI NELLO SPOGLIATOIO – Ho legato con tutti, ma soprattutto con Bastoni e Barella. Con Nicolò gioco anche in Nazionale, ho un bel rapporto con lui e con la sua famiglia. Tanti miei compagni sono seri quando bisogna esserlo, ma a volte sanno anche essere comici, compreso il sottoscritto“.

LA CHIAMATA DI CONTE – Era una trattativa in piedi da settimane, speravo che andasse in porto. Quando mi ha chiamato il mister ho capito che il sogno si sarebbe realizzato: è stata una telefonata davvero importante“. 

IL RUOLO E GLI ESEMPI – Da piccolo facevo l’esterno d’attacco, nell’Inter quando avevo 14 anni mi hanno spostato più dietro, ma non so per quale  motivo. Ho vissuto in prima persona i tempi di Chivu, un grande giocatore e un grande uomo: l’ho sempre ammirato. Chiaramente ce ne sono stati tanti altri, come Giacinto Facchetti, ma non l’ho vissuto. Secondo me il terzino più forte in circolazione è Marcelo“.

LA MORTE DI ASTORI – È stato un momento difficile della vita mia e di quella dei miei compagni. Un momento in cui penso di essere maturato molto mentalmente, vivere una tragedia del genere in prima persona ti fa riflettere e cambiare le prospettive. Da allora ho una spinta in più quando vado in campo, lotto per il mio capitano. È stato un evento tragico, ricordo spesso Davide anche con mia moglie; ogni tanto sento i suoi fratelli, persone eccezionali. Ne parlo poco perchè è una ferita ancora aperta“.

LA PRIMA IN NERAZZURRO – Feci l’esordio nel 2011 (in realtà, 24 novembre 2010, nei minuti di recupero, ndr.) in Champions, contro il Twente. Ero giovane, mi sembrava di vivere in un mondo fatato. Ho provato molta più emozione nel secondo esordio, che considero la mia prima vera partita“.

ALTRI SPORT – Mi appasiona tanto il tennis, sia in tv che dal vivo. Mi piace anche il basket“. 

SCARAMANZIE – A differenza di tanti miei colleghi, non ho alcun rito, non sono scaramantico“.

I TIFOSI – Dei tifosi nerazzurri penso solo cose belle perché prima lo ero anch’io. Il popolo nerazzurro è caldo, capace di soffrire ma allo stesso tempo di gioire all’ennesima potenza. Io so cosa vuol dire ed è un onore essere tifoso dell’Inter“.

IL FUTURO – Spero di giocare altri dieci anni, non ho ancora pensato al futuro. Non so se voglio rimanere nel mondo del calcio o fare altre cose che sto già portando avanti“.

MATERAZZI E IL GOL AL CITY – Non mi ricordo cosa mi disse dopo quel gol, non sapevo neanche dove fossi. Ma mi ricordo gli schiaffi in testa che mi ha dato per i successivi tre giorni“. 

IL NUMERO 34 – “È stato il primo numero che mi hanno assegnato in prima squadra dalla Primavera, non l’ho scelto io. Col passare del tempo mi ci sono affezionato, l’ho preso anche nelle altre squadre quando era libero: lo sento mio“. 

L’APPELLO AI TIFOSI – State vicino alle vostre famiglie e state a casa per debellare questo virus perché tante persone stanno soffrendo. Adesso è il momento di tralasciare il calcio: elogiamo i medici e gli infermieri che lavorano tutto il giorno. Quando sarà possibile torneremo a tifare“. 

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