Partecipando alla diretta del profilo Instagram di Passioneinter.com, lo Zio Beppe Bergomi si è prestato alle numerose domande dei tifosi nerazzurri. Ne è uscita fuori un’intervista completa che svaria dalle curiosità sugli ex compagni fino ai giudizi sull’Inter di oggi.
Sulla quarantena – “Ho avuto qualche problema all’inizio perché non avevo avuto la giusta percezione ed ero in giro per l’Italia, prima a Napoli e poi a Perugia. Un mese fa ho iniziato a non star bene ed ho avuto un po’ di febbre, ma ora sto bene. Resto a casa, al massimo scendo in giardino per prendere una boccata d’aria“.
Sulla situazione instabile della Serie A – “Credo che sia giusto finire il campionato, se riusciamo a star dentro la metà di luglio. Non sarebbe giusto, invece, giocare dei playoff e rimettere in lotta squadre ormai distanti in classifica. Per quanto riguarda il sistema calcio c’è sicuramente l’interesse economico dietro alle trattative di questi giorni tra calciatori e Lega. I calciatori non possono essere trattati alla stessa maniera, alcuni guadagnano molto poco“.
Sulla vittoria del mondiale 1982 – “Quella squadra è rimasta nel cuore di tanti tifosi perché ha battuto tantissime squadre forti. Quello che poi è successo anche nel 2006: quella formazione nelle difficoltà si è compattata“.
Sulla sua Inter – “La prima volta che mi allenai con la prima squadra è stata particolare: ero con gli allievi e fui chiamato perché si era infortunato un giocatore. Finii a marcare Aldo Serena e mi presi subito una gomitata che mi fece capire che non sarebbe stata una passeggiata. Ho trovato la forza di entrare in uno spogliatoio del genere. Di lì in poi ho fatto il mio percorso, con calma. Quando sono diventato campione del mondo prendevo l’equivalente di mille euro al mese… L’umiltà è tutto. Rivedendo la mia carriera credo che l’unico rammarico sia aver dato tante magliette al museo di Inter e Milan e aver perso molti cimeli nel tempo. Per fortuna ho collezionato anche altri ricordi.“.
Sugli ex compagni Facchetti, Ventola, Djorkaeff e Recoba – “Giacinto è l’Inter: gli sarò sempre grato. Ventola è un amico, non riuscivo a stargli dietro e dovevo entrare in scivolata. Djorkaeff ha capito sin da subito cosa volesse dire giocare per quei colori. E Recoba ha raggiunto buoni livelli, ma avrebbe senz’altro potuto fare di più credetemi“.
L’Inter dei record – “L’anno dopo le olimpiadi di Seul perdemmo nel gironcino di Coppa Italia contro la Fiorentina, finendo eliminati. La Gazzetta massacrò il tecnico, ma con alcuni giocatori ci recammo da lui e dicemmo di essere al suo fianco. Lui si commosse, credo che pianse. Da allora ci siamo compattati ed è iniziata la nostra cavalcata“.
Su Roy Hodgson – “Ha portato idee innovative, ma la lingua è stato il vero ostacolo. Quando è arrivato ha fatto un buon lavoro portandoci in finale di Coppa UEFA, che poi abbiamo perso ai rigori“.
Sul ballottaggio Godin-Bastoni – “Godin purtroppo non ha le caratteristiche ideali per giocare in quella posizione e non essendo abituato sta facendo anche fin troppo bene. Bastoni è un predestinato. Me ne parlavano bene già quando negli anni scorsi ero all’Atalanta. Riesce ad impostare bene, però deve crescere nella fase difensiva ed evitare disattenzioni“.
Su Sebastiano Esposito – “Oggi è più difficile trovare spazio, deve capire quale potrà essere il suo percorso di crescita ideale. Io credo che sia sempre meglio andare in prestito e giocare con continuità“.
Sull’impatto di Lukaku ed Eriksen col calcio italiano – “Lukaku nel nostro calcio può dominare. Da sottolineare le qualità umane: abbraccia i compagni ed è amato dal pubblico. Mi sarebbe piaciuto giocare con lui. Il 31 di gennaio sono stato demolito di critiche perché affermai che Eriksen avrebbe faticato. Non è il tipo di giocatore che salta l’uomo, ha caratteristiche diverse da quelle che cercava Conte, piedi buoni e necessità di trovare spazio fra le linee: sapevo non sarebbe stato facile inserirlo. Dovrà adattarsi. “.
Su Sandro Tonali – “Non ho dubbi, va preso immediatamente. Ha qualità enormi ed è giovanissimo: chiaro che l’Inter non è Brescia ed il passaggio è duro per chiunque. Conosco Marotta da tantissimi anni e la sua linea è quella di creare un gruppo di italiani forti. I nerazzurri hanno vinto anche senza azzurri, ma allora c’era una colonia forte di argentini“.
Sul compagno di telecronache Fabio Caressa – “Con Fabio abbiamo caratteri diversi, ma proprio per questo ci completiamo. Lui è una mente superiore, sa cinque lingue ed ha scritto tanti libri. Quando dobbiamo fare una telecronaca ci avvisano con una settimana d’anticipo e attraverso dei siti di riferimento ce la studiamo. Io leggo molto i dati per conoscere al meglio le squadre”.
This post was last modified on 8 Aprile 2020 - 20:03