Protagonista del consueto Q&A di Sky Sport, Cassano ha risposto a tante domande con la consueta personalità che lo distingue.
Ecco le domande e risposte più interessanti dell’intervista ad Antonio.
Quanto ti manca lo sport?
“In questo momento vedo partite del passato o di calciatori del Sud America. Mi manca la Nba, mi manca Valentino Rossi, la Formula Uno. Però la priorità è la salute, bisogna stare attenti a non ricadere nel disastro”.
Il talento è anche genio e sregolatezza.
“Lo so, ma fino a un certo punto, senza esagerare. Io ho oltrepassato tante volte il limite”.
Potresti comunque rientrare in campo, anche non a grandi livelli. Sarebbe una storia magnifica.
“L’idea è magnifica, la prendo in considerazione”
Essere padre ti ha fatto maturare?
“I figli ti fanno per forza maturare, che insegnamenti avrei dovuto dare se fossi stato quello che ero a 20 anni? In tutto questo, devo ringraziare mia moglie che mi ha dato una mano grandissima nel cambiare e ha dato tutto per far cambiare un uomo. La ringrazio di essere al mio fianco”.
L’Europeo un rammarico tra i più grandi?
“Il più grande rammarico è non aver sfruttato l’occasione del Real Madrid, che tutti pagherebbero per avere. Io mi sono bruciato facendo errori clamorosi. Penso sia la più grande scemenza che abbia mai fatto, non puoi andare nella squadra più grande del mondo e buttare un’occasione così. Quello mi ha fatto capire ciò che ho buttato via”.
Il Barcellona forse era una soluzione migliore?
“Nel 2006 c’erano Ronaldinho, Eto’o e Messi in rampa di lancio, era più problematico. Al Real eravamo io e Robinho, il dover sostituire Figo e Robinho vuol dire che eri tra i più forti. Ho fatto bene a dire sì ma poi ho fatto una stupidata”.
Rammarico anche per Capello.
“Capello ha fatto tanto per me quando è arrivato a Madrid. Ho perso 16 chili e avevo fatto due gol nelle prime tre partite. Poi la quarta partita mi ha messo fuori e io sono andato fuori di testa e lui ha sbottato. Lui ti dà l’anima, ma se gli manchi di rispetto ti fa fuori. Poi a fine campionato mi ha ridato l’opportunità di giocare. Lui ha fatto tanto per me, io non ho fatto tanto per lui”.
L’esperienza migliore vissuta?
“Alla Sampdoria, dove dopo un anno e mezzo buio ho fatto qualcosa di stratosferico in tre anni e mezzo: un quarto e un sesto posto, una finale di Coppa Italia, con una squadra assolutamente normale. Poi ho conosciuto mia moglie a Genova, che mi ha dato le cose più importanti della mia vita. Vivrò qui per la vita, questa città mi ha dato tanto”.
Domanda di Ausilio: non pensi di fare davvero il direttore sportivo?
“Quando mi sono rasato l’ho chiamato in video, per dieci secondi non mi ha parlato… Io devo tanto ad Ausilio, è il migliore ds in circolazione. A differenza di tanti, non si vende bene ma fa bene ad essere così. Ha scoperto tantissimi campioni, è il numero uno”.
Calciatore più forte mai incontrato?
“Paolo Maldini, mi ha fatto dannare l’anima. Con gli altri difensori pensavo subito come metterli in difficoltà, ma lui non lo fregavi: era forte, intelligente, mi creava sempre qualche problema”.
Sul Mondiale 2014 in Brasile.
“Posso raccontare determinati episodi nel calcio. Uno può dormire, mangiare, stare con la famiglia, è la testa che deve funzionare. Quel mese lì abbiamo sbagliato qualcosa nella preparazione, eravamo cotti fisicamente. Correvamo un’ora dentro la sauna a 150 gradi, dopo tre giorni mi ribellai. Ti abituavi ad andare al manicomio”.
Ti sarebbe piaciuto chiudere la carriera al Bari?
“Ho avuto la proposta dall’allora presidente Paparesta, ma non me la sono sentita di andare in Serie B e ricominciare. Nella propria città non si deve mai tornare se si è già stati, ho preferito la Sampdoria perché volevo chiudere il mio percorso come volevo. Anche se non è andata come volevo”.
Cosa ricorda dell’esperienza al Milan?
“Ho sempre parlato bene della gente, dell’esperienza, dello Scudetto. Ho solo avuto problemi con Adriano Galliani, volevo un rinnovo di contratto e loro stavano trattando gente con un anno di contratto. Poi mi cercava l’Inter e andai lì dopo lo strappo con lui, ma al Milan ho avuto un’esperienza clamorosa. E senza quel problema al cuore, vincevamo anche il secondo Scudetto”.
Com’era il rapporto con Ibrahimovic?
“Favoloso, lui preferiva giocare con me perché ero a disposizione sua. In allenamento dava il 100%, con una disponibilità incredibile. Averlo come compagno era fantastico, lui è il miglior centravanti della storia dopo Ronaldo e Van Basten. E’ stratosferico”.
Cosa avresti fatto se non avessi fatto il calciatore?
“Non avevo tante scelte, a scuola andavo poco e non avevo e non ho grandi qualità intellettuali. Non avrei comunque preso una brutta strada per non deludere mia madre. In cucina però sono un disastro, avrei fatto tipo il salumiere, un lavoro semplice per portare il pane a casa”.
Guardiola o Klopp?
“Guardiola è il più grande allenatore della storia, un rivoluzionario del calcio da quanto mi ricordo. Klopp mi piace per le motivazioni che dà ai suoi uomini”.
Cosa ha provato dopo il gol in Bari-Inter?
“Mi è girata la vita, diventavo famoso, bello, ricco… Questo ho pensato”.
Ricordi il soprannome di Roma?
“Peter Pan… Io sono nato Peter Pan e morirò così, avrò sempre l’idea di un bambino.[…]”.
I tuoi figli ti assomigliano?
“A Lionel non piace il calcio, adora le moto ma non sono d’accordo. Christopher gioca nell’Entella, è un Cassano più piccolo ma non voglio farglielo sentire. E’ bravo e innamorato del calcio, ho provato a spiegargli la differenza con Messi ma lui ama CR7”.
Perché CR7 è più amato dai ragazzini rispetto a Messi?
“Perché è sui giornali ogni due per tre… Ma se andiamo nello specifico, lui e Lionel Messi sono due cose molto diverse: Messi è qualcosa che non vedremo mai più nel calcio, Ronaldo è un grandissimo campione ma non sarà mai un Messi o un Maradona. Lui è un talento costruito”.
Ma tra i due chi prendi?
“Sempre Messi… Si diceva sempre che giocava in un Barça di fenomeni, ma nel primo Barcellona i fenomeni erano 3. Con lui sono diventati forti tutti i compagni, ha fatto 700 gol e 350 assist. Ronaldo va servito perché deve segnare, Messi gioca e si diverte. Poi ho avuto la fortuna di giocare con Zinedine Zidane, che era molto simile a Messi: parlava poco ma aveva una personalità incredibile in campo”.
Cosa ne pensi di Zaniolo?
“Lo vedo come una mezzala di grande fisicità, buone qualità e attitudine. Ma non lo vedo come un talento alla Sancho”.
Ilicic ha un po’ di Cassano?
“Se avesse avuto la fortuna di incontrare Gasperini, sarebbe entrato nella top 5 mondiale. Qualcosa di simile abbiamo, sembra svogliato ma è il giocatore di Serie A che mi piace di più”.
L’ex compagno col quale ti senti più legato?
“Due in particolare, uno è Francesco Totti l’altro è Bobo Vieri. Sono questi i pazzi scatenati che sento, Totti è un figlio di buonadonna con tutto il rispetto per la madre, mentre Vieri è simile a me”.
Quale attaccante hai reso più forte?
“Pazzini ha fatto 40 gol in Serie A con me, negli altri dieci anni sessanta. Fate voi i conti…”.
Con quale giocatore hai avuto il miglior feeling tecnico?
“Totti, c’era un’affinità irripetibile. Io sapevo cosa avrebbe fatto col pallone appena gli arrivava. Ho avuto un feeling pazzesco”.
Quanto piacere ti fa essere stato così amato?
“Due anni fa ho fatto una vacanza in Oman, anche lì la gente mi dava tanto affetto. Penso che nel calcio non devi vincere per lasciare un segno, io ho ricamato sul mio personaggio ma quello che ho dato al calcio penso rimarrà nella mente di chi ha vissuto il calcio alla mia epoca. Potevo fare dieci volte di più, ma penso che la gente apprezzi soprattutto il mio pensiero nudo e crudo in un mondo dove c’è tanta ipocrisia”.
This post was last modified on 22 Aprile 2020 - 19:35