Walter Zenga compie oggi 60 anni e racconta, in collegamento con Sky Sport, alcune vicende come ex giocatore dell’Inter e come allenatore del Cagliari.
Tanti i topic toccati durante l’intervista: dall’esordio da giocatore fino all’attuale esperienza in Sardegna come allenatore. Non manca anche il pensiero dell’ex Inter sull’attuale situazione legata al Covid-19 e la possibile ripresa del campionato.
Ecco le parole di Zenga:
“Esordio? Mi ricordo che dovetti mentire sulla mia età perchè dovevi averne 10 e io invece avevo nove anni. Mi beccarono subito e dovette intervenire mio padre con un documento in cui si assumeva la responsabilità del fatto.
Ripresa? Il mio pensiero è che desidererei tornare a giocare anche perchè sarebbe sinonimo di ritorno un po’ alla vita. La previsione di tornare a giocare a giugno vuol dire che fra un mese e mezzo le cose andranno in modo differente. Non penso ci siano problemi a giocare d’estate, andrebbe solo fatta una preparazione diversa. Parliamo di professionisti senza partite ufficiali da 2-3 mesi, che dovrebbero tornare ad allenarsi. Le soluzioni però ci sono e mi permetto di dire che su un campo come quello da calcio i giocatori potrebbero allenarsi molto meglio che in un parco.
I miei giocatori? Cerco di non stressarli, per lasciarli vivere in modo sereno e li lascio a una gestione individuale. Ci sentiamo a giorni alterni.
Cagliari? Sento questa squadra come se fosse mia, nonostante io sia da poco qua. In questo periodo che sto trascorrendo ad Asseminello, ho approfondito tutto quello che potevo approfondire, con lo staff e la società.
L’Inter di Zenga? Nella mia Inter c’era un grande professionista come Rummenigge che per me è uno degli acquisti più importanti della storia dell’Inter. Se devo dire uno di talento, dico Matthaus, ma anche Brehme che aveva un tiro di sinistro e di destro spettacolare. Ma anche Bergomi, Ferri, Matteoli. Ma se devo nominarne uno sottovalutato dico Bianchi. Senza mancare Berti“.
Erede? Quando ho esordito nell’Inter avevo 23 anni e si diceva che un portiere matura intorno ai 30, era una condizione insolita per un grande club. Oggi, per esempio, c’è Donnarumma che, a poco più di 20 anni, ha già giocato più di 150 partite in Serie A. Fa impressione. A Crotone mi ero segnato sul mio blocchetto due nomi: Meret e Cragno. Mi avevano impressionato. Sono affezionato a Sirigu, che ho lanciato a Palermo, ma devo dire che quello che forse quello che vagamente mi ricorda di più è Perin.
Bergomi? Abbiamo condiviso tante notti in camera, ancora adesso mi chiedo come abbia fatto a sopportarmi. Siamo nati interisti e abbiamo fatto tutta la trafila e questo fa la differenza.
Pagliuca? Se c’era qualcuno che poteva prendere il mio posto all’Inter quello era Pagliuca. Abbiamo fatto una cena insieme, perché dovevo diventare il suo secondo, anche se poi non se ne fece nulla.
Avversario dell’Inter? Per me la prima volta è stato difficile. Ricordo che ero con il Catania e affrontavo a San Siro l’Inter di Mourinho. Quella partita fu particolare perchè facemmo tre gol ma perdemmo la partita. Ho vissuto tante emozioni e ci sono legato a quella partita. Poi ho avuto altri momenti contro l’Inter, tra cui quelle con il Palermo e Crotone. Per quanto riguarda quest’ultima, ricordo che la mattina Bergomi si era recato a vedere il nostro allenamento e gli feci vedere quello che avremmo fatto in partita. E posso dire che è venuto tutto.
Partita più bella e brutta all’Inter? Inter-Salisburgo. La più bella perché vincemmo la Coppa UEFA dopo un’annata molto particolare, la più brutta perché fu la mia ultima partita all’Inter. Mancini mi chiamò prima della doppia sfida dicendomi che sarei andato alla Sampdoria“.
This post was last modified on 28 Aprile 2020 - 17:47