Meglio il calcio di una volta, o meglio il calcio di oggi? La domanda che accompagnerà per sempre questo sport, oggi viene trattata da uno dei più grandi campioni della storia nerazzurra: Luisito Suarez, uno dei protagonisti della “Grande Inter” di Helenio Herrera. Il pallone d’oro 1960 svela anche un retroscena su CR7.
Nell’intervista a Il Giornale, l’ex centrocampista spagnolo parte subito con il ricordo del Mago: “Herrera era quaranta, cinquant’anni più avanti. Sapeva tutto, faceva fare allenamenti intensi ma ognuno aveva sempre un pallone tra i piedi. Fu lui a portarmi all’Inter“.
I CAMPIONI DEL SUO CALCIO – “Di Stefano è stato il più grande di sempre. Sapeva fare il difensore, il centrocampista e anche il goleador. Anche più grande di Pelè che ha vinto i Mondiali, Alfredo era più completo, gli metterei voto dieci su ogni aspetto, otto soltanto per il colpo di testa. Tentò di portarmi al Real e mi chiamava «galleg», cioè galiziano, ma lo faceva con affetto“.
GLI ALLENATORI MODERNI E IL CALCIO LENTO – “Dicono che era un altro calcio? Anche oggi lo è. Dicono che il nostro calcio fosse lento…Jair, Gento, Mazzola erano forse lenti? Gli allenatori che parlano hanno mai giocato contro Di Stefano o contro Puskas? In quel calcio non c’erano cartellini gialli, solo cartellini rossi e solo dopo una grande battaglia“.
GLI ALLENATORI MODERNI E IL CALCIO AGGRESSIVO –
“Affermano che il calcio odierno sia più aggressivo, certo i calciatori oggi sono tipi da palestra ma ora vi racconto un aneddoto. Giochiamo a Siviglia e chiedono a Herrera un pronostico. Helenio risponde: «Vinciamo senza scendere dal bus». Fu come una scintilla, picchiarono come dei fabbri, uno, di cui non ricordo il nome, mi stese da dietro e mi urlò: «Stavolta ti ho ferito, alla seconda ti ammazzo». Luisito Suarez allora rigira la domanda: “Siamo sicuri che fosse un calcio meno aggressivo?”.
“C’è stato un periodo in cui tutti volevano imitare il calcio olandese, pensando che fosse frutto del lavoro sul fisico. La verità è che quell’Olanda, quell’Ajax avevano calciatori di grandissima tecnica. Qualcuno abboccò, fortunatamente ora ci siamo un po’ ripresi“.
I SOLDI DEL CALCIO DI OGGI – “Anche il mio passaggio all’Inter portò tanti soldi, venticinque milioni di pesetas al Barcellona che stava attraversando una pesante crisi finanziaria per la costruzione del nuovo stadio e la difficoltà a sbarazzarsi di quello vecchio. Oggi però i troppi soldi stanno rovinando i giovani: non comprendono che il calcio è sacrificio e sofferenza. Molti perdono la coscienza della realtà.
Ripenso a quando andavamo a giocare in parrocchia, nel mio quartiere di pescatori e operai, in Avenida Hercules, al numero 20 di Monte Alto a La Coruna. Nessuno di noi aveva il pallone, giocavamo con una palla di stracci, soltanto il prete aveva tutto il necessario: maglie, pantaloncini e pallone. Quando incominciai a giocare con il Deportivo, andavo all’allenamento in tram. A Barcellona mi regalai una Dauphine Renault, poi con Goicolea mettemmo su una fabbrichetta di maglieria e questo era tutto. Prima degli anni d’oro all’Inter”.
GLI ANNI PIÙ BELLI – “Ho vinto tutto, tranne la Coppa del Mondo con la nazionale spagnola. Ogni tanto chiedo a Beppe Bergomi che sapore abbia avuto per lui quella coppa vinta a Madrid“.
LEGGENDA IN CAMPO, CONSULENTE FUORI – “Insieme a Mazzola abbiamo portato in nerazzurro Pirlo, Seedorf, Frey, Simeone, Zamorano, Silvestre. Ci è sfuggito Ronaldo, il portoghese, che avevo contattato personalmente. L’errore più grande è stato cedere Pirlo. Tra l’altro lui in campo era molto simile a me“.
IL PASSAGGIO DA MORATTI A SUNING – “Non me lo sarei mai aspettato e mi dispiace moltissimo che sia avvenuto. Non sono più affezionato come lo ero un tempo e come lo sono stato dal mio arrivo in Italia. Ho sperato in una cordata di imprenditori, milanesi e non, ma quando ho visto che il centro sportivo di Appiano Gentile, dedicato ad Angelo Moratti, porta in lettere grandi, molto grandi, il nome Suning e, in basso, per di più in inglese, la dedica ad Angelo Moratti, non sono riuscito a frenare la rabbia“.
L’approdo del gruppo cinese non è proprio andato giù al “romantico” Luisito Suarez che conclude così:
“Questi sono venuti per fare soldi, non conoscono altro, non hanno cultura, non conoscono il calcio, possono cancellare quello che vogliono ma la storia dell’Inter e dell’uomo che l’ha fatta grande e che ha voluto quel centro sportivo, non può essere cancellata da nessuno, neanche da chi sta cercando di tornare a vincere tutto. Non vado a San Siro da tempo ma non c’è più quel cuore della grande squadra e del grande club“.
This post was last modified on 1 Maggio 2020 - 19:35