Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui ha parlato della sua vecchia Inter, del triplete, e di quello che potrebbe essere il futuro dei nerazzurri in un periodo storico così surreale per il calcio italiano, ecco un estratto delle sue parole:
5 MAGGIO
“Niente viene esorcizzato nel calcio, quel 5 maggio resta. Anche se Milito poi lo rese meno amaro. Io però nel dubbio per scaramanzia quel giorno a Roma non andai… Gettammo le basi per il resto. Vincendo peraltro la sfida più dura delle tre, soffrendo in puro stile Inter. La Roma era la rivale storica di quegli anni e ci teneva a superarci. Servì una prodezza da fuori, un gol non da Milito”.
TRIPLETE E BARCELLONA
“Paradossalmente è stata la meno difficile. Avevamo sofferto abbastanza a Barcellona. Emotivamente, la Champions l’abbiamo vinta al Camp Nou. La partita più drammatica della mia vita. Giocata quasi interamente in 10 per l’espulsione ingiusta di Thiago Motta. Vedere Eto’o sacrificarsi in fascia rincorrendo chiunque fu un segnale forte. Lì capimmo che il destino era dalla nostra parte, che potevamo superare ogni ostacolo“
INTER COME I BEATLES
“Ripetersi nel nome dei Moratti e far felice un popolo mi riempì d’orgoglio. La Coppa del ‘64 fu speciale non solo perché battemmo il mitico Real, ma perché quella squadra, come quella del 2010, era come i Beatles. Grandi uomini messi insieme dal destino per fare la storia”.
E SE PARTE LAUTARO?
“Se arriva Messi, ci sto. E se Leo è impossibile, al posto del Toro vorrei Dybala”.
DIFFERENZE A TAVOLINO
“Andrea Agnelli ha messo un like al post di un tifoso che non vorrebbe lo scudetto, perché la Juve non è come l’Inter? C’è una leggerissima differenza. Allora si trattava di una truffa, qui di un virus che ha paralizzato il mondo”.
This post was last modified on 6 Maggio 2020 - 11:17