Pochi giocatori possono vantare di aver giocato sia per l’Inter che per la Juventus, uno di questi è Cristiano Zanetti. L’ex calciatore classe ’77 si racconta in questa intervista a calciomercato.com tra 5 maggio, Calciopoli, lo scudetto con la Roma e…gli scherzi del destino.
“LA SEMIFINALE DEL 2001? QUESTIONE DI EPISODI”
L’ex mediano ha vestito la maglia dell’Inter a più riprese tra il 1998 e il 2006, collezionando 144 presenze e 3 gol. Oltre alle due squadre del “derby d’Italia” ha giocato anche nella Roma e nella Fiorentina.
SUL PASSAGGIO ALL’INTER- “L’ho vissuto con grande sorpresa. Ero della Fiorentina, andare all’Inter era una cosa bella perché andavo in una società importante, ma non mi aspettavo che la Fiorentina mi desse via così. A Firenze avevo fatto bene, 2 anni di B, le Nazionali giovanili, e poi mi sono ritrovato in quella realtà, piena di campioni. Era difficile per un ragazzo ventenne come me trovare spazio, giocare era impossibile”.
NON SOLO CRISTIANO ZANETTI – “Sì, l’Inter quell’anno prese molti giovani, ma pochi giocavano (ride, ndr). Però sono stato anche fortunato perché poi sono andato a Roma, con un allenatore importante che mi ha insegnato tanto e un gruppo che mi ha accolto subito bene”.
ALLA CONQUISTA DI CAPELLO – “Un allenatore così lo convinci comportandoti bene, lavorando, stando al tuo posto nello spogliatoio e facendoti rispettare. Essendo una persona vera, sincera e tranquilla, come si deve essere“. Cristiano Zanetti poi ricorda anche le sue qualità fisiche, le hard skill che lo portarono a giocare tanto a Roma, dove nel 2001 ha vinto lo scudetto: “Il mister si era innamorato delle mie caratteristiche: voleva un centrocampista completo, che sapesse lanciare lungo ma anche rincorrere gli avversari, non gli piaceva un giocatore solo di rottura o solo di costruzione. Cercava un insieme di cose, non una sola caratteristica”.
ALL’INTER, DA GRANDE – “Al ritorno in nerazzurro mi sono trovato bene con tutti. Fa eccezione l’ultimo anno con Mancini, ma perché ero in scadenza di contratto, c’erano problemi con il rinnovo e quindi poi è venuto fuori l’interesse della Juventus e il rapporto si è complicato. Nei primi sei mesi è andato tutto bene, a gennaio le cose sono cambiate, con più problematiche. Prima però, sono sempre stato felicissimo di vestire quella maglia, ho sempre dato tutto, nel bene e nel male. Ci sono state stagioni più importanti e alcune meno. Ho vissuto la semifinale di Champions, il 5 maggio ma anche le Coppe Italia e le Supercoppe”.
LA SERIE A DEI CAMPIONI – “Erano tutte squadre forti: Juve, Inter, Milan, Lazio, Roma, Parma, Fiorentina. All’Inter eravamo forti, ma era difficile che ci fosse un divario come in questi anni. Anche perché i presidenti spendevano tantissimo e i giocatori più forti erano in Italia, la verità è questa. Anche quelle meno blasonate avevano un top per squadra. A volte bastava davvero un episodio per cambiare tutto”.
Tornando anche al 5 maggio, stavamo facendo una grande stagione nonostante le squadre che c’erano. Vincere o non vincere è davvero questione di poco: un infortunio, un episodio e cose del genere. A differenza di ora, però, il talento era distribuito su 3 o 4 squadre. Ora non è così. La rosa della Lazio non è oggi paragonabile a quella della Juve, per fare un esempio”.
LA SFORTUNATA SEMIFINALE DI CHAMPIONS 2003 – “Sì, è vero sarebbe bastato un sorteggio invertito o che Abbiati non facesse quella parata su Kallon nel finale. Il Milan passò anche con l’Ajax all’ultimo secondo, altirmenti avremmo giocato contro gli olandesi. Una serie di cose che cambia tutto, con il Milan che poi vinse la Champions, vincendo una partita delle ultime 5″.
INVERSIONE INTER-JUVE – “Sì, è vero, se invertissi le stagioni passate in quelle due squadre, avrei vinto tanti scudetti. Purtroppo gli episodi segnano una carriera. Quando sono andato io alla Juve non era la Juve di prima, eravamo prima in B e poi in A, vincere lo scudetto era impensabile, era una squadra da buon piazzamento ma non da primo posto. Anche la mia Inter, però, era forte. Andai via dalla Roma, che aveva giocatori incredibili, e mi ritrovai in nerazzurro con Ronaldo e Vieri, non malissimo… Nonostante tutto è arrivato il 5 maggio e uno scudetto perso con una Juve altrettanto forte. Quella Lazio non era una squadretta, c’erano Stam, Nesta, Poborsky e altri”.
L’intervista di Cristiano Zanetti si conclude con un passaggio sul suo approdo alla Juve, di lì a poco immersa in una bufera.
LA FIRMA CON LA JUVE E CALCIOPOLI – “Aveva già firmato, mi sono ritrovato dopo 3 mesi nel baratro, però ho fatto come sempre: mi sono rimboccato le maniche e ho giocato in B. Nonostante questo ho cercato di dare una mano a una società che ripartiva dalla B, non sono mai andato a chiedere la cessione, anche se avevo mercato all’epoca, visto che ero un parametro zero”.
Al giornalista che gli chiede se avesse ricevuto anche offerte dal Milan risponde: “No, no mai, altre squadre estere mi avevano cercato, ma avevo preso un impegno e alla fine si è rivelata una cosa bella. Alcuni membri di quella squadra sono diventati giovani interessanti come Marchisio e Giovinco. È stata un’esperienza diversa e al ritorno in A abbiamo disputato bei campionati con mister Ranieri”.