10 anni fa l’Inter conquistava la Champions League e il Triplete, e lo faceva a modo suo: 2-0 al Bayern, con i 2 gol segnati entrambi dal numero 22, Diego Milito, il 22 maggio. Oggi vedremo come tutto questo, forse, non è mai stato un caso.
Certo, c’è poco di razionale nel credere che la ripetizione del numero 22 e tutte le situazioni appena citate siano collegate per un motivo diverso dal caso. Il nostro cervello quasi rigetta il fato e vuole rifugiarsi nella “casualità” perché altrimenti non ci sarebbe spiegazione.
Come se noi umani con il nostro cervello fossimo capaci di capire tutto ciò che esiste; come se tutto ciò che non riusciamo a comprendere razionalmente o non esiste, o, nella migliore delle ipotesi, è un caso. Certo è che un po’ presuntuosi lo siamo.
È forse razionale tifare per una squadra, avere la tachicardia per un derby, disperarsi per una sconfitta, piangere per un gol di una squadra di calcio? Nessuno risponderebbe “sì”, eppure nessun tifoso rinuncerebbe a questa poesia. Il tifoso sa che non c’è niente di razionale, niente che si sappia spiegare a parole o con la logica, ma avverte che tutte quelle passioni sono dannatamente vere, che quel legame è tanto più forte, quanto più irrazionale.
Il tifoso sa che se la sua squadra vince o perde, il giorno dopo la sua situazione materiale sarà la stessa, ma non quella emotiva, e per questo tifa, questo gli basta. Lo sport, e quindi anche il calcio, è uno dei pochi terreni in cui l’uomo si libera ancora dalle catene della logica e si affida in maniera fideistica alle sue sensazioni; è uno dei pochi campi dove la verità può ancora decidere di donarsi esplicitamente, di manifestarsi agli occhi di tutti.
E allora, forse, quel numero 22 che si ripete nella notte magica di tutti i tifosi interisti, non è un caso; non è, cioè, frutto della famosa “ironia della sorte”, ma ha un significato ben preciso.
Di certo non capita tutti gli anni di vincere una Champions League, tanto meno di farlo dopo aver vinto Scudetto e Coppa Italia. Nella numerologia, il numero 22 simboleggia la capacità di trasformare in realtà grandi progetti, grandi obbiettivi quasi irrealizzabili. In generale rappresenta la capacità e la tensione a “pensare in grande”.
Più nello specifico, il 22 simboleggia che si è pronti al grande salto, a liberarsi di alcune catene che impedivano la realizzazione di un sogno che si inseguiva da tanto tempo. 45 anni precisamente per i tifosi nerazzurri. Eppure, sarebbe riduttivo dire che in quel 22 maggio 2010 l’Inter abbia ottenuto qualcosa che mancava da 45 anni; l’Inter ha ottenuto qualcosa di unico nel calcio italiano e quindi anche nella sua storia: il Triplete.
Certo, quanto scritto finora potrebbe trovare l’approvazione di molti e il disappunto di altrettante persone, ma come detto quel giorno l’Inter coronava con il trofeo più importante una stagione unica già arricchita dalla vittoria dello Scudetto e della Coppa Italia.
E chi era stato decisivo in quelle occasioni? Chi aveva realizzato il sogno, trasformandolo in realtà? Sempre Diego Alberto Milito, il numero 22, il che potrebbe essere anche “razionale” essendo l’unica vera punta di quella formazione. Ma anche qui, il destino ha riservato alla poesia del calcio qualcosa di dolcemente irrazionale.
L’Inter ha vinto le 3 competizioni in 3 partite: l’1-0 contro la Roma in finale di Coppa Italia, l’1-0 contro il Siena nell’ultima giornata di campionato e il 2-0 contro il Bayern esattamente 10 anni fa. 4 gol dell’Inter, tutti del numero 22, nessuno di questi sporcato da altre marcature, né dell’Inter, né avversarie; 3 competizioni, 4 gol, un solo numero: il 22.
Sapete perché il numero 22 viene considerato così “potente”? Perché esalta e accresce il numero 4 che è dato dalla somma di 2+2 e simboleggia il raggiungimento di obbiettivi a livello individuale. Potevano esservi altri gol, poteva segnare qualcun altro, il cerchio si sarebbe potuto chiudere un altro giorno. Invece no, il 22 era lì e pare proprio che non fosse un caso.
Anche adesso, giustamente, qualcuno potrebbe vederci solo una grande casualità in tutto questo, e non sarebbe neanche lontanamente da biasimare per questo.
Ma c’è un’altra cosa da sapere, l’ultima, la più simpatica, che farà sorridere anche i più scettici: nella smorfia il numero “22” significa “Il Pazzo”. Forse questo può bastare per lasciare la razionalità e abbandonarsi nella felice irrazionalità del calcio e del destino che ripagava i tanti anni di sudore e sofferenze nerazzurre il 22 maggio di 10 anni fa.
This post was last modified on 22 Maggio 2020 - 14:45