Arrigo Sacchi, in un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, ha parlato di diversi temi legati alla ripresa del campionato.
SACCHI: “GLI STRATEGHI SARANNO AVVANTAGGIATI”
Sacchi esordisce con un pensiero personale, sulla ripresa della Serie A:
” Le squadre con una strategia si troveranno meglio di quelle con una tattica. Questo perché la tattica ti fa vivere alla giornata, mentre la strategia ti aiuta a migliorare le conoscenze e ti da gli strumenti per superare le difficoltà. Purtroppo in Italia abbiamo grandi tattici e pessimi strateghi e non mi riferisco soltanto al mondo del calcio. Dopo una simile situazione saranno le squadre più intelligenti a partire avvantaggiate e sarà decisivo l’aiuto di tutto il collettivo“.
A questo commento, Sacchi aggiunge la speranza di vedere squadre più entusiaste e coraggiose, pronte a dare al pubblico bellezza e divertimento sul campo.
LE 5 SOSTITUZIONI
L’intervista prosegue con il tema delle 5 sostituzioni disponibili. A questo cambiamento l’ex allenatore risponde così:
“ È la strada sbagliata, se si vogliono avere partite più equilibrate. Cambiare cinque giocatori su undici significa cambiare metà squadra. Chi ha dei campioni freschi da inserire è certamente in vantaggio rispetto a chi non potrà permetterselo. Con questa novità si evidenzierà di più il gap tra grandi e piccole“.
IL CALENDARIO E I FATTORI DECISIVI
Il campionato si è interrotto con il duello in vetta tra Juventus e Lazio. Secondo Sacchi, però, la ripartenza potrebbe riservare delle sorprese:
” L’Inter ha un calendario abbastanza facile e credo che Conte potrà reinserirsi nella lotta al vertice. Juventus, per organico, e Lazio, per motivazioni, partono in vantaggio, ma mi aspetto delle sorprese“.
Per concludere, Sacchi parla di due fattori che, secondo lui, incideranno particolarmente sulla ripartenza:
” Il primo è la preparazione. Dopo uno stop di tre mesi e con partite giocate con alte temperature, è fondamentale. Per fare un esempio, mi aspetto che Sensi entri in forma più velocemente di Lukaku, che ha più muscoli. Poi c’è la paura. Il virus, oltre che nei polmoni, è entrato anche nella testa dei giocatori e non sono sicuro che tutti scenderanno in campo con lo stesso ardore, che avevano prima dello stop“.