Romelu Lukaku è indubbiamente il giocatore simbolo dell’Inter di Antonio Conte. Reo di una stagione strepitosa, condita da 34 gol alla prima stagione in nerazzurro e dal premio come miglior giocatore dell’Europa League 2019/2020, il belga spende sempre parole al miele per il mister e i suoi compagni.
L’intervista rilasciata al Times
“Il mister mi ha portato a un altro livello, con lui sono certo che continuerò a migliorare. Mi voleva già dai tempi della Juventus, tuttavia sentendo la sua voce ho capito che qualcosa stava succedendo quando mi parlava, quindi ho deciso di non andare a Torino (Conte lasciò quell’anno la panchina bianconera). All’Inter siamo uniti: pensiamo, ci alleniamo e giochiamo tutti insieme nella stessa direzione con un obiettivo comune. In Inghilterra era diverso: c’erano giocatori inglesi qui, giocatori francesi là, altri giocatori stranieri altrove, si viveva il tutto davvero come un miscuglio della squadra. Inoltre lì mi criticavano per la mia velocità: ‘Lento? Io, lento? Non riesco a stare al passo con la velocità del gioco del Man United?’. Un calciatore lento non segna un gol come quello che ho realizzato contro lo Shakhtar Donetsk nella semifinale di Europa League. Se fossi stato lento non mi sarei procurato il rigore come ho fatto contro il Siviglia in finale. Sono passati due anni da quelle critiche. È logico dire che a 27 anni sono più veloce di quando ne avevo 25 anni? È questo che sto cercando di dire sulle critiche ingiuste. Sono solo piccoli aspetti. Qui le cose stanno diversamente: tutti parlano italiano prima di tutto, quindi è un aspetto vantaggioso: c’è una lingua che crea maggiore unità di gruppo. Quando Young è arrivato con Victor e Christian eravamo sempre insieme perché ci conosciamo dalla Premier League e per un certo periodo ho tradotto per loro, ma una volta che Ash (Young) ha imparato le basi dell’italiano è finita. Quando andiamo ad allenarci Conte gli parla in italiano e lui capisce perfettamente, oppure gli parlano e lui risponde in inglese ma capisce perfettamente quello che dicono i ragazzi e si sente reciproco rispetto“.