Il talento di Christian Eriksen è sbocciato magari con qualche mese di ritardo, ma alla fine è sbocciato. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport ne ha parlato Evaristo Beccalossi.
“Il valore di Eriksen non poteva mai essere messo in discussione, ma erano evidenti anche le difficoltà di inserimento. Io vedevo da subito grandi qualità, ma non mi capacitavo del fatto che non riuscisse a tirarle fuori. Adesso sono uno dei più felici perché amo i giocatori di qualità come lui: servono al calcio e all’Inter. In fondo, era soltanto questione di tempo…”.
“Lo vedo diverso nei dettagli. Mi spiego meglio: del derby di Coppa Italia non deve restarci negli occhi il gol su punizione — quel colpo lui ce l’avrà sempre –, ma la festa di tutti attorno a lui. C’è il senso del gruppo su cui lavora così tanto Conte, la spinta dei compagni perché Christian tornasse al top. Anche da questi particolari, psicologicamente, si riesce a trovare la strada giusta. Purtroppo giocava e gioca in un San Siro vuoto: se fosse stato spinto da 70mila persone, tutto sarebbe stato più facile per lui”.
“È stata la vittoria del lavoro e della professionalità, di tutti. Lui si è inserito meglio: ha capito quale percorso fare, ha preso autostima, superato la timidezza iniziale e imparato la lingua. Ma Conte e il suo staff sono stati eccezionali: hanno lavorato sulla testa, sulla tattica, sulla fiducia. Il calcio non è la playstation, serve sempre pazienza per raccogliere risultati”.
“È destinato a crescere ancora: vedrete che arriveranno più gol, per esempio. Anzi, voglio augurargli una cosa: che possa ricevere presto l’abbraccio di un San Siro pieno. Gli farà venire i brividi e sentire sempre più sua la maglia che indossa”.