Inter brava e sfortunata, ma in Europa serve qualcosa in più

Dieci anni, dieci lunghi anni dopo l’Inter torna a giocare gli Ottavi di Champions League e la Milano nerazzurra a respirare l’atmosfera del grande calcio, ma resta il rammarico per una sconfitta, molto probabilmente, immeritata.

Perdere così fa male, eccome se fa male. I nerazzurri hanno messo in difficoltà il Liverpool per lunghi tratti e non è da tutti, considerando il valore dei Reds, tra le tre o quattro squadre più forti in Europa.

Un primo tempo dai ritmi normali dove gli uomini di Klopp hanno tenuto di più la palla, ma senza creare grossi grattacapi ai nerazzurri. Inoltre, la prima grande occasione per passare in vantaggio è dell’Inter, con la traversa di Calhanoglu.

Nella ripresa, gli uomini di Inzaghi hanno dimostrato di essere squadra. Almeno per la prima mezz’ora il Liverpool è stato in apnea. L’Inter ha giocato bene, compatta dietro, veloce in mezzo al campo e presente nell’area avversaria.

In partite del genere, però, la concentrazione non deve mai calare.

In partite del genere, non si può non finalizzare quanto creato ed è stata questa la vera pecca della serata dei nerazzurri.

In partite del genere bisogna essere cinici, proprio come fatto dagli inglesi. Nel secondo tempo due tiri nello specchio della porta, due gol.

Risultato che non rispecchia a pieno l’andamento del match ma che deve far riflettere i nerazzurri per il futuro.

Raggiungere i quarti di finale, a questo punto, diventa difficile, quasi impossibile. Pensare di andare ad imporsi ad Anfield è un’impresa quasi titanica.

Storicamente, però, l’Inter di grandi imprese ne ha fatte e una delle tante dovrebbero ricordarsela anche nei dintorni di Liverpool.

Era la Grande Inter di Herrera, sconfitta 3-1 in Inghilterra e vittoriosa 3-0 a Milano, in semifinale. Era l’Inter della seconda Champions League vinta consecutivamente. Era la Grande Inter.

Ad Anfield, l’8 marzo, servirà una grande Inter, ma con quel qualcosa in più che serve in Europa: il cinismo.

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